top of page

Late

Aggiornamento: 30 set 2024


ree

© Hotpot Ai


ree

 𝑆𝜌𝑟𝜄𝜋𝜏 𝐷𝜇𝜌𝑙𝜀𝜘 𝜌𝜎𝜀𝜏𝜄𝑐𝛼 #5





Giacomo (@giacomo.pirovano)


29/08/2024


Presso la chiesa di Santo Stefano di Sessano (Chiaverano eporediese), il "qui presente/assente" si palesa sotto forma di gatto malaticcio disteso sui massi dioritici.


Innanzitutto, come stai?


CB: non c'è bene, grazie.


Immaginavo. Allora non mi resta che rivolgerti ciò che un giorno mi chiese un innocente di appena 13 anni. Maestro, che cos'è l'amore?


CB: l'amor... la mort... l'amor... la morte?


No, l'amore!


CB: l'amore è morte, è morte in vita, è droga, è la vita, la morte è la vita, anzi il pre-natale...


... Perdona l'interruzione, abbiamo poco tempo: hai mai amato una donna?


CB: le donne, quelle belle eh... Sono creature antipoetiche.


Ma... Come dice maestro?


CB: Siamo animali. Mi vedi? Sono un felino. Sì, sono qui (sì, sono io).


Senti: ho appena saputo di un uomo che ha accudito sua moglie malata per vent'anni, fino alla morte appunto. Dopo un mese non ce l'ha fatta è l'ha raggiunta, con parole tue, nell'inorganico, nell'inanimato, nella vera pace. Questo non è vero amore?


CB: questa non è vera dipendenza?




Mauro (@Mauro Rondoni)


Arianna. 


Quando transito sulla Strada Statale 590 della Val Cerrina e passo davanti a quella che un tempo era stata la tua casa, il gesto di voltarmi per osservarla mi nasce spontaneo ancor prima di imboccare il lungo rettilineo. Guardo il vecchio e malandato ciliegio del tuo giardino che da decenni non produce frutti e aspetta paziente di essere potato, guardo il cortile ricoperto dalla ghiaia che attraversavi quando uscivi di casa, e poi guardo gli occhi delle persone che ti hanno incontrata, amata, stimata, voluto bene, guardo tutto ciò che ti apparteneva e tutto ciò che eri. 

Sai, ti sembrerà strano ma è ancora tutto lì, sempre lì dove ci hai lasciati quel maledetto giorno di inizio novembre, fisso ed immobile in un fermo immagine di acuti sospiri. 

Nemmeno una croce, un mazzo di fiori o un piccolo e semplice segno ti è stato lasciato dove per l’ultima volta il tuo cuore ha pulsato lassù nel bosco di Rivalba, al Villaggio Inglese abbandonato da decenni. Dall’hotel mai finito guardo a valle, l'acqua torbida del fiume continua a scorrere sotto i ponti come sempre e come sempre attraversa pianure, paesi e città. Ma io so che oltre il dorso della collina, proprio in quel punto dove il fiume si perde, quell’acqua si sposta lentamente e va distante, lontano da qui, arrivando al suo delta dove si mescola in piacevoli vortici e deliri. 

Mi viene in mente un’immagine che ho nella memoria, l'ultimo posto in cui ti ho vista. Eri in palestra a fine allenamento, ed eri accovacciata e appoggiata al muro tra due pertiche in acciaio dipinte con il colore della ruggine. Avevi l’indice che si avvoltolava nervoso in una ciocca di capelli mentre guardavi chissà cosa, forse guardavi già a ciò che sarebbe stato il dopo. 

Quel posto adesso ha un valore nuovo, o forse lo ha sempre avuto e non me ne sono mai accorto oppure, più probabilmente, l’ho sempre scansato. È qualcosa di tuo che mi appartiene, mi è sempre appartenuto ma soltanto ora riesco ad attribuirgli il giusto spazio ed il giusto peso, solo ora riesco a dargli la giusta collocazione.

Guardo in alto tra le foglie, una mandria di stormi sta discutendo animatamente ma il sole mi dà fastidio e strizzo gli occhi. Gli aghi di luce piantati nelle iridi mi fanno venire in mente Danio, colui che ti portò all’altare. Non l’ho mai più visto da allora e non so neppure dirmi il perché, forse perché non ho mai saputo cosa dirgli. Vorrei incontrarlo ma nel caso, forse lo eviterei. In questo preciso momento vorrei solo abbracciarlo con tanta forza da sentirlo entrare sottopelle ma non saprei cosa dirgli.

“Sono qui, non mi sono mai scordato.” Riuscirei forse soltanto a pensare quando i gesti, le parole, tutte le parole ormai non hanno più alcun valore o senso, sarebbero solamente suoni inutili per orecchie sorde. 

Ci sei mancata e devi sapere che ad alcuni di noi continui a mancarci, ma anche queste strade interrotte così bruscamente non si squarciano al dolore. Sono venuto fin quassù al Villaggio Inglese in questa tiepida sera di inizio primavera, non so perché.

Ho una tua fotografia dietro, anche se non so bene il motivo per cui me la sia portata appresso oggi. Respiro l’aria attorno, è frizzante, si sta bene e mi arriva un inatteso senso di pace. La tiro fuori dalla tasca interna della giacca e la fisso con lo sguardo. Le labbra s'incurvano appena in un sorriso al tuo ricordo. Tu forse non avresti voluto tutto questo ma alla fine dovevi andare, tu dovevi proprio. 

Nessuno di noi lo sapeva, nessuno di noi lo immaginava perché queste storie, soprattutto quelle brutte, quelle che ci attraggono e che vogliamo sentire o leggere nelle cronache perché catturati dalla curiosità, capitano solo e sempre agli altri, a noi no, noi siamo immuni, inattaccabili, invincibili, nulla ci scalfisce. Palle. 

Eravamo tutti convinti che ti avremmo presto rivisto sorridere e sbattere di nuovo la palla a terra al di là della rete dentro il rettangolo dei tre metri.

“E’ solo un momento di difficoltà…”. Ci faceva anche molto più comodo pensarla così.

“Ci vuole soltanto un po’ di tempo e un po’ di pazienza… vedrete…”. Già, vedrete.

“Passerà… vedrai che passerà… dobbiamo soltanto starle vicino… dobbiamo…”. Già, dobbiamo.

Il fatto è che nessuno di noi sapeva bene cosa fare o cosa dire per starti vicino, ed eravamo tutti convinti che ci sarebbe stato un altro giorno ed un altro poi, come se avessimo avuto il tempo stretto ad un guinzaglio corto, come se avessimo avuto la presunzione di presagire gli eventi, ma ci hai sorpreso, tu ci hai preso tutti in contropiede. Nessuno di noi sapeva cosa ti stesse passando per la testa quella sera in palestra, quando ti stavi torturando i capelli con l’indice della mano sinistra raggomitolata su te stessa.

“Ciao Arianna, come stai?”

“Ciao Ari, tutto bene?” 

Ti eri già staccata ma non lo sapevamo, non lo avevamo capito. Queste storie capitano solo agli altri o forse non volevamo saperlo, queste storie non sappiamo come affrontarle e ci disturbano, ci mettono a disagio, ci mettono a nudo davanti allo specchio dell’anima e non sappiamo cosa o dove guardare.

Tu solo sai la Verità. Noi siamo rimasi qui, sempre pronti a difenderti da chi ha condannato il tuo gesto senza sapere, da chi ti ha giudicata senza provare a comprendere. Siamo rimasti qui con le mani sanguinanti e con i denti rotti senza una sola parola da poter pronunciare.

Ci ritroveremo un giorno, prima o poi ci ritroveremo da qualche parte, ne sono sicuro o, meglio, voglio pensarla così. Ci ritroveremo nell'infinità degli universi e avremo tutti un'opportunità migliore. Non saremo più con le nostre bottiglie vuote in mano a camminare in spazi ristretti e vuoti dopo una festa. I nostri passi lasceranno un’impronta riconoscibile sul suolo appena calpestato. Il rumore dei nostri passi rimbomberà da far sembrare le facciate delle case solo una bizzarra scenografia. 

Voglio crederci, voglio crederci ancora prima di chiudere gli occhi questa notte. E voglio crederci anche domani quando mi sveglierò, ma intanto rimango con il fiato sospeso in gola e lo sguardo fisso verso l’alto, ad attendere la fine di un'esibizione di equilibrismo che sembra non finire mai.

Ma ho paura sai, ho una paura tremenda perché la mente con il tempo renderà sempre meno brillanti tutte le immagini che ho raccolto negli anni della mia vita e quegli odori che ho ancora conservati nella testa, perderanno a poco a poco la propria fragranza. Lo so.

Per questo motivo, quando tornerò a casa più tardi, inizierò a scrivere questa brutta storia.




Igor (@gribyslab) 


Baia della Desolazione


𝚄𝚗 𝚛𝚊𝚐𝚊𝚣𝚣𝚘 𝚜𝚞𝚒 𝚝𝚛𝚎𝚗𝚝'𝚊𝚗𝚗𝚒 𝚎̀ 𝚜𝚎𝚍𝚞𝚝𝚘 𝚜𝚞 𝚞𝚗𝚘 𝚜𝚍𝚛𝚊𝚒𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚒𝚊𝚗𝚌𝚘 𝚊 𝚃𝚛𝚞𝚖𝚊𝚗 𝙲𝚊𝚙𝚘𝚝𝚎, 𝚐𝚕𝚒 𝚜𝚍𝚛𝚊𝚒 𝚜𝚒 𝚊𝚏𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚊𝚗𝚘 𝚜𝚞 𝚞𝚗𝚊 𝚝𝚒𝚙𝚒𝚌𝚊 𝚙𝚒𝚜𝚌𝚒𝚗𝚊 𝚌𝚊𝚕𝚒𝚏𝚘𝚛𝚗𝚒𝚊𝚗𝚊. 𝚃𝚛𝚊 𝚍𝚒 𝚕𝚘𝚛𝚘 𝚞𝚗 𝚝𝚊𝚟𝚘𝚕𝚒𝚗𝚘 𝚜𝚞 𝚌𝚞𝚒 𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚙𝚘𝚐𝚐𝚒𝚊𝚝𝚒 𝚍𝚞𝚎 𝚌𝚘𝚌𝚔𝚝𝚊𝚒𝚕.


IG: Questo daiquiri è davvero buono.


TC: Oh, povero piccolo, non conosci quelli del cubano di Brooklyn Heights.


IG: Io conosco quelli del cubano di Málaga, lenivano la sofferenza di una folle vacanza con un'amore defunto.


TC: Queste storie sono le mie preferite, dimmi altro.


IG: Beh, era gennaio 2019, e avevo appena deciso di acquistare una vacanza a Málaga con una coppia di miei amici e quella che al tempo era la mia ragazza...


𝙸 𝚍𝚞𝚎 𝚟𝚎𝚗𝚐𝚘𝚗𝚘 𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒𝚞𝚗𝚝𝚒 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚊𝚗𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝙳𝚞𝚊 𝙻𝚒𝚙𝚊.


DL: Mi ci farai scrivere una canzone sopra a questa vacanza con un'amore defunto?


𝙿𝚎𝚛 𝚕𝚘 𝚜𝚙𝚊𝚟𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚃𝚛𝚞𝚖𝚊𝚗 𝚜𝚒 𝚜𝚘𝚕𝚕𝚎𝚟𝚊 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚎𝚍𝚒𝚊 𝚌𝚘𝚗 𝚞𝚗 𝚙𝚒𝚌𝚌𝚘𝚕𝚘 𝚋𝚊𝚕𝚣𝚘, 𝚙𝚘𝚒 𝚜𝚒 𝚊𝚟𝚟𝚒𝚌𝚒𝚗𝚊 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚊𝚗𝚝𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚎 𝚕𝚊 𝚜𝚊𝚕𝚞𝚝𝚊 𝚌𝚘𝚗 𝚍𝚞𝚎 𝚜𝚘𝚗𝚘𝚛𝚒 𝚋𝚊𝚌𝚒 𝚜𝚞𝚕𝚕𝚎 𝚐𝚞𝚊𝚗𝚌𝚎.


TC: Non credo che Dua abbia bisogno di presentazioni.


IG: Sono tuo fan da una vita.


TC: Ecco che ne hai bruciato un altro...


IG: No no, seriamente Truman. Era proprio il 2019 quando mi ero avvicinato alla sua musica. Poi aveva un club del libro, è stato l'amore platonico della mia vita.


TC: Gesù cosa mi devo sorbire. Datemi un altro drink arancione per piacere!


𝚄𝚗𝚊 𝚖𝚒𝚗𝚞𝚝𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚎𝚛𝚒𝚎𝚛𝚊 𝚌𝚘𝚛𝚛𝚎 𝚊 𝚙𝚛𝚎𝚗𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚞𝚗𝚘 𝚜𝚌𝚛𝚎𝚠𝚍𝚛𝚒𝚟𝚎𝚛. 𝙸𝚗 𝚜𝚘𝚝𝚝𝚘𝚏𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚂𝚘𝚖𝚎𝚝𝚑𝚒𝚗𝚐 𝚒𝚗 𝚝𝚑𝚎 𝙽𝚒𝚐𝚑𝚝 𝚍𝚒 𝙱𝚛𝚞𝚌𝚎 𝚂𝚙𝚛𝚒𝚗𝚐𝚜𝚝𝚎𝚎𝚗 𝚒𝚗𝚒𝚣𝚒𝚊 𝚊𝚍 𝚞𝚜𝚌𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚊𝚍𝚒𝚘 𝚙𝚘𝚐𝚐𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚞𝚕 𝚝𝚊𝚟𝚘𝚕𝚒𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚛𝚘𝚗𝚝𝚎 𝚊 𝚕𝚘𝚛𝚘.


DL: Beh grazie, sono contento di averti arricchito.


IG: Ho tanti bei ricordi legati alle tue canzoni. Ma ora dovrei finire la storia che avevo iniziato a raccontare a Truman.


TC: Quella dell'alcol che cura i dolori d'amore. Ci sarebbe dell'ironia da fare su questo argomento e la mia figura, ma lascio che siano le vostre menti a formulare tali osceni (ma divertenti) pensieri. Prosegui Igor.


IG: Allora, dicevo: questo mio grande fallimento dell'estate '19...


TC: Il fallimento è il condimento che dà al successo il suo sapore.


IG: Ti è uscita così?


TC: L'avevo detta quando ero ancora in carne ed ossa.


𝙳𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚊𝚍𝚒𝚘 𝙱𝚛𝚞𝚌𝚎 𝚜𝚞𝚐𝚐𝚎𝚛𝚒𝚜𝚌𝚎: 𝚜𝚌𝚑𝚒𝚊𝚌𝚌𝚒𝚘 𝚕’𝚊𝚌𝚌𝚎𝚕𝚎𝚛𝚊𝚝𝚘𝚛𝚎 𝚊 𝚝𝚊𝚟𝚘𝚕𝚎𝚝𝚝𝚊, 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚒𝚌𝚎𝚛𝚌𝚊 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚖𝚘𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚌𝚞𝚒 𝚒𝚕 𝚖𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚖𝚒 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚊 𝚜𝚎𝚖𝚋𝚛𝚊𝚛𝚎 𝚐𝚒𝚞𝚜𝚝𝚘,

𝙴 𝚖𝚒 𝚒𝚗𝚏𝚒𝚕𝚘 𝚊 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚊 𝚋𝚒𝚛𝚛𝚊 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚟𝚒𝚜𝚌𝚎𝚛𝚎, 𝚍𝚒 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚌𝚘𝚜𝚊 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚗𝚘𝚝𝚝𝚎.


IG: Lo sai che quella era l'estate in cui avevo comprato A Sangue Freddo? Anche se poi l'avrei letto l'anno dopo. Così ti ho conosciuto, e per lungo tempo ho desiderato poterti parlare.


TC: Si versano più lacrime sulle preghiere esaudite che su quelle inascoltate... Mi hai conosciuto, ma sei anche morto.

Commenti


bottom of page