custodire
- Igor Gribaldo
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 5 min

La consegna
Nel fumetto Sandman, Morfeo (il protagonista) ad un certo punto si ritrova a dover scegliere chi sarà il nuovo custode dell'Inferno: il luogo del dolore, della colpa, dell'esilio. Le richieste arrivano da figure ambigue, potenti, fragili o fameliche. La scelta diventa così non solo politica, ma anche simbolica.
Scrivi un racconto in forma poetica o cantata, come fosse una ballata, in cui TU sei il custode attuale di un luogo sacro e terribile (può essere l'Inferno, ma anche un altro luogo liminale: il Vuoto, il Ricordo, la Notte, il Desiderio, ecc.).
Devi scegliere a chi lasciare le chiavi.
I pretendenti si presentano uno a uno: racconta le loro parole, le loro storie, i loro desideri.
Alla fine, decidi. Oppure rifiuta tutti. O addirittura distruggi le chiavi.
Il tono può essere epico, ironico, lirico, sacro o blasfemo.
La forma può essere poetica, cantautorale (alla Dylan/De André/Patti Smith), spoken word o ibrida. Federico (@federciani)
Di là è mai più
In un’alba livida, che profuma d’assenzio
al termine di questa notte senza luna,
al termine di questo tempo che entrambi ci accomuna
tagliamo, ti prego, in due questo interminabile, abissale silenzio.
Sono passi di bambino, che risuonano soffici come il cotone,
passi leggeri, passi sfuggenti, tutti avviluppati di innocenza.
“Lasciami le chiavi”, dice quella strana ed evanescente presenza.
“No”, rispondo, abbassando lo sguardo e rigirandomi tra le mani l’ottone
Tintinnano le chiavi, alla fine del mio racconto,
Mary aspetta me e io non sono pronto.
Tintinnano le chiavi che aprono alla vita,
Mary, ti scongiuro, lascia in pace la mia ferita.
Ho deciso che aspetto: un minuto, un’ora, chissà.
Ho deciso che questo limine, oltre il quale, la morte,
è un buon posto dove fermarsi ed incidere un’acquaforte
del ritratto di ciò che poteva essere, ma non sarà.
Lei aveva un solco lungo la schiena, come un tratto di penna sinuoso.
Potevi seguirlo con le dita, potevi leggerci l’universo intero,
potevi sfiorarlo, potevi baciarlo, potevi danzarci ubriaco un Bolero.
Ma io ci stavo semplicemente. In silenzio. Disteso.
Tintinnano le chiavi, alla fine del mio racconto,
Mary aspetta me e io non sono pronto.
Tintinnano le chiavi che aprono alla vita,
Mary, ti supplico, lascia in pace la mia ferita.
Ecco dunque arrivare un vecchio, avvicinarsi e domandare:
con occhio umidiccio, la bocca impastata, la voce flebile e sottile;
un vecchio con l’aria ingenua di chi accarezza ancora una speranza infantile
“Perché non mi dai le chiavi, così te ne puoi andare”
La rabbia mi prende alla gola, soffoco a fatica tutto il mio livore.
Non voglio lasciare questo luogo oscuro di cui sono il guardiano,
non voglio aver costruito tutto questo invano.
Spero ancora di poter illuminare tutto, un giorno, con qualcosa chiamato amore.
Tintinnano le chiavi, di fronte a questo affronto,
Mary aspetta me e io non sono pronto.
Tintinnano le chiavi che aprono alla vita,
Mary, aiutami tu, a finire questa salita.
“Ma andare dove?!”, urlo.
“Di là”, risponde il vecchio.
Guardo atterrito oltre il nero più profondo.
Una bile amara si fa strada nell’esofago.
Il vecchio sorride.
Cola una goccia densa e gelida lungo le tempie.
Di là è mai più, mi dico.
Di là è mai più, lo so.
Lascio allora cadere le chiavi in terra.
Mary mi prende per mano.
La guardo.
Mi guarda.
Sorride. Chiudo gli occhi.
Silenzio, alla fine del mio racconto,
Mary canta e io sono pronto.
Canta una melodia scarna, una lunga frase infinita.
Mary, ti amo, lascia che risplenda la mia ferita.
Giacomo (@giacomo.pirovano)
Insonnia, tratto dal Cantico degli inferni personali
Preferisco chiamarmi Solitudine, ovvero
«l’unica donna che non ti abbandonerà mai»,
ma dicono che in vita privi del sonno gli uomini
e che in morte li segua per tutta la notte eterna.
Stanca del mio ruolo oltre lo spazio e la materia
cercavo qualcosa che mi succedesse al trono.
A chi le chiavi del regno?
Si presentò fratello Fuoco. Un classico,
prevedibile. Subito giunse anche sorella Acqua;
se quei due comandassero insieme
sarebbe «L’inferno dei morti bolliti vivi» di Lo-Pan!
Invece fratello Vuoto è troppo buono,
molti uomini la passerebbero liscia senza alcun merito.
Poi c’è Ricordo, che si avvicina alla mia idea,
ma pochi meritano la sua dolcezza nostalgica.
Col signor Desiderio infine ho stipulato un accordo:
i dannati saranno tormentati in eterno dalle cose
che non hanno lasciato andare in vita.
Questione di buon senso, di giustizia d’oltremondo,
di contrappasso, amato dagli italiani.
Ho deciso, terrò le chiavi. La morte resterà un’eterna,
insonne e lenta decomposizione consapevole.
Già immaginavo così l’aldilà quand’ero corpo e pensiero,
quand’ero qualcuno e non potevo prevedere il mio futuro.
Un’originale fantasia della me bambina
che già aveva sconvolto e appassionato
tanti uomini schiavi della mia compagnia.
Igor (@gribyslab)
La Memoria
Le vele mi accompagnarono al luogo prediletto, una piccola isola al centro del Pacifico.
Mi fu detto: "Questo non è un siparietto,
il tuo non è un ruolo onorifico..."
"...le chiavi delle memorie dei mortali,
a qualcuno dovrai consegnare..."
Pensai ai cari. Ai defunti.
Ai fratelli e alle sorelle.
Chi sono io
per rischiare di far sparire tutto?
Il primo pretendente fu Morte.
A cui dissi: tu porti già via tutto, non sta a te conservare la Memoria.
Il secondo fu Amore.
A cui dissi: tu crei i ricordi e quando i protagonisti dei ricordi muoiono
o se ti abbandonano è solo dolore. Non puoi conservarli. Sarebbe un conflitto d'interessi.
Il terzo pretendente fu la Carta.
A cui dissi: tu carta conservi già le conoscenze dei mortali, tramandi tradizioni e con il tuo profumo fai scatenare la fantasia. Dimmi come mai dovrei consegnarti le chiavi della Memoria?
"Io non giudico, io mostro.
Io non penso, io tramando.
Io esisto da secoli, i mortali mi amano.
Milioni mi hanno usata per conservare i loro ricordi.
Su di me si adagiano parole scritte, fotografie, labbra e sangue."
Mi sembra giusto, dissi.
La Memoria sarà conservata nelle venature di tutta la carta prodotta,
da qui alla fine dei tempi.
Tu, lettore di uno schermo digitale.
Prendi quel foglio, quel libro o quella agenda di fianco a te.
Avvicinati, poggia le narici sulla carta.
Hai scorto i tuoi avi?
Elena (@pdorafigliadiknaus)
metalliche e scivolose tintinnano sull’asfalto
le vedo e le ho perse per sempre
disgrazia! disgrazia!
da quando esistono i tombini all’inferno?
disperazione poi rassegnato panta rei
soffia sulle candeline ed esprimi un
saliamo su un tram chiamato
i sogni son
memorie di qualcosa che non ho più le parole per descrivere
infine arriva
alato e stupefacente
il garbato messaggero della fortuna mia
mi sa che ti son cadute queste
pare di sentire un canto celestiale
attorniare le nostre figure e renderle divine
decido
è tua
la chiave di lettura di questo marasma
𝐷𝜇𝜌𝑙𝜀𝜘 𝜌𝜎𝜀𝜏𝜄𝑐𝛼
#39

15 luglio 2025 - 10 agosto 2025
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