Meccanica dell’anima
- Igor Gribaldo

- 16 nov
- Tempo di lettura: 4 min

La consegna
Se tu fossi un’automobile, come saresti fatto?
Immagina i tuoi ingranaggi, i tuoi comandi e persino i malfunzionamenti.
Saresti un’auto poetica con i versi di una poesia al posto del rombo del motore? Una vecchia utilitaria arrugginita piena di ricordi? O magari una fuoriserie futuristica capace di fare cose che nessuno immagina?
Raccontalo in poche righe (e se hai modo prova a farti disegnare da una AI!).
Silvia (@rougewine)
Silvia Mustang 1969

Io sono una Mustang del 1969.
Non un’auto qualunque: sono il sogno americano, il battito cardiaco della libertà, l'immagine di viaggi senza confini.
Ho un motore V8 sotto il cofano, pronto a scatenare cavalli selvaggi ad ogni accelerata e a far tremare l'asfalto ad ogni mio passaggio.
Sono avvolta da linee scolpite, aggressive ma eleganti, che fanno girare la testa anche a distanza.
Sulla griglia anteriore un cavallo al galoppo che simboleggia una potenza indomabile.
Vivo nei cuori di chi ama la velocità e la libertà, sono vintage ma non sono vecchia, anzi sono eterna, sono leggenda.
Mi considerano un'anima ribelle con un cuore ruggente probabilmente per il mio aspetto, cofano lungo e muscoloso, come se fossi un pugile elegante, forza e grazia fuse insieme.
Vernice lucida, color rosso vino con riflessi che cambiano sotto il sole come emozioni in movimento; gli interni in pelle color cuoio che ricordano le mappe dei miei viaggi e dove ogni dettaglio profuma di epoca.
Non passo mai inosservata anzi, lascio un segno ad ogni sguardo, in ogni strada, in ogni parcheggio.
Nell'abitacolo profumo d’ambra e legno di cedro: accogliente, avvolgente, mai invadente.
Testarda, passionale, un po’ selvaggia, ovviamente non amo le mezze misure: o si corre, o si sogna ... e io faccio entrambe le cose.
Non mi accontento di seguire il tempo, io lo rompo, lo riscrivo e lo domino.
Non ho un GPS, ma trovo sempre la strada giusta.
Non ho un Bluetooth, ma so ascoltare.
Non ho un turbo, ma ho un cuore.
E ogni volta che mi incrociano, le persone hanno la sensazione che io stia raccontando una storia.
La mia.
La loro.
La tua.
Federico (@federciani) REQUIEM PER UNA MACCHINA

Pochi istanti e tutto sarà finito. Pochi istanti, solo pochi. Cosa mi rimane, quindi: solo questi quattro bulloni arrugginiti? Forse questo odore ferroso? Non so. Quanti anni sono passati dall’ultima volta che l’aroma dolce di benzina mi è passato in corpo? Quando l’ultima volta che questi ingranaggi hanno gioito del fluire setoso di olio fresco?
Non so.
Eppure, un bell’ultimo giro di giostra sembrava essere il mio destino oggi; mi sbagliavo di grosso. Niente giro di ingranaggi, niente olio o benzina. Dimentica il calore dell’asfalto, il profumo della pioggia, la sensazione del fango bagnato sotto lo chassis. Dimentica l’aria che si intrufola tra le ruote, dimentica la luce dritta sui fanali. Niente ultimo giro di giostra. Solo un breve viaggio e poi qui, ad osservare la mia fine scendere inesorabile, azionata da pistoni grossi e robusti, rumore di stantuffi, fischio di metallo che scende e metallo che resiste. Ho provato a ricordarmi chi ero, come in un film, ma niente: è passato talmente tanto tempo che non ricordo più nulla. Solo il buio del garage, il silenzio. Per un po’ di tempo la porta aveva continuato ad aprirsi, poi più nulla. Non saprei neanche dire quanto a lungo il totale immobilismo abbia regnato in quella casa. La polvere s’accumulava, la ruggine a poco a poco mi ha corroso le lamiere, i meccanismi incastrati, incrostati. L’oblio più triste si è inghiottito tutto.
Ho sperato in un ultimo giro di giostra, davvero. Ho gioito all’idea di risentirmi viva, ma è durato poco, il tempo di pochi minuti.
Sento scendere inesorabile la fine, anni di onorata carriera in procinto di accartocciarsi e ridursi ad un cubo compatto di lamiera.
Ho sperato in un ultimo giro di giostra. Ho sperato. Non mi resta che ricordare: finché riesco e ricordare sarà un po’ come vivere di nuovo. Che importa se tutto finirà, io, finché le lamiere reggono, sarò automobile. Finché il mio metallo non cederà allo stritolamento di questa macchina infernale, potrò pensare da automobile, sentire da automobile, sognare da automobile. Dopo che importa, io sono auto qui e ora. Ma anche provandoci non riesco a ricordare; come poter essere automobile, allora, se non ricordo?
Poi un fugace pensiero, un’immagine, risale l’abisso dell’oblio. Sembra poco, lo so, ma per chi è a pochi secondi dalla fine, anche una piccola immagine conta: la lascio fluire e la afferro. Sfugge subito, senza lasciarsi ammirare. Ecco che quindi torno a domandarmi: chi sono?
È troppo tardi; do un’ultima occhiata al sole caldo e mi lascio andare: chi sono stato non importa più. Mi accontento di sapermi automobile, il resto morirà con me.
Scendi freddo ferro, scendi e porta con te il buio pesto della fine. Gira giostra, gira.
Igor (@gribyslab)

La Griby's Lab Fastback è un'automobile tre porte che si presenta come un'auto piena di energia non sempre facile da gestire. La linea estetica ricorda quella della Ford Mustang del 1968, ma con alcuni cambiamenti: il colore è total black, compresi gli interni (senza una buona luce sul cruscotto farete fatica a trovare il foro per le audiocassette). Il baule è ampio e i consumi, paradossalmente, sono eccellenti. I vetri posteriori sono oscurati, all'interno trova spazio anche una piccola libreria e ottimi sistemi di sicurezza. Una piccola lastra (corredata da ogni tipo di ingresso e prese) posta di fronte ai sedili posteriori vi permetterà di lavorare al PC anche in gite fuori porta. Unica nota negativa, non digerisce tutte le benzine, abbiate cura di andare sempre a fare rifornimento presso centri specializzati o potrete trovarvi con una macchina che... soffrirà di reflusso.
𝐷𝜇𝜌𝑙𝜀𝜘 𝜌𝜎𝜀𝜏𝜄𝑐𝛼
#44

2 novembre 2025 - 14 novembre 2025




Commenti