ยฉ Hotpot Ai
La consegna
Descrivi un pasto con qualcuno, puรฒ essere costruito sul dialogo o sulla descrizione, o entrambi.
Gabriele (@Gabriele Amante)
FAME TRANSILVANICA
Il vento che sbatteva contro le ampie vetrate della sala da pranzo faceva da cupo sottofondo al nostro desinare. Piรน le stanze si trovavano in alto, nella Torre, piรน quel suono diveniva stentoreo. Fuori cโera sempre vento, quando non infuriava la tempesta. Dalle finestre, tra un infisso dโoro e lโaltro, era visibile verso Nord il profilo dei Carpazi, appena sopra a una macchia sconfinata e nera come la pece, nella quale lo straniero non avrebbe saputo riconoscere la foresta. Una dozzina di candele illuminava lโambiente dai candelabri appesi alle pareti; le nostre ombre, proiettate sul pavimento di pietra grigia, parevano sinistre figure incappucciate.
Eravamo io e lei, seduti lโuno di fronte allโaltra, separati solo dalla tavola dโebano giร imbandita. Avevo deciso che quella sarebbe stata la sera: ero pronto, finalmente, ad unire il mio destino al suo. Per lโoccasione lei aveva cucinato la mia pietanza preferita, la zuppa di fagioli e maiale affumicato, fasole cu ciolan nella sua lingua madre. Lโaveva preparata in un piccolo calderone di terracotta, che ora giaceva fumante di fronte a me. Me ne riempii il piatto, e prima di affondarvi il cucchiaio feci il segno della croce. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sanctiโฆ Secoli di tradizione culminavano in quellโistante, in quel gesto propiziatorio posto a sigillo del mio ultimo pasto. Panem nostrum cotidianum da nobis hodieโฆ Toccai il crocifisso dโargento che portavo al collo, poi iniziai a mangiare. Tentai di registrare nella memoria quel trionfo di sapori, di trattenere nel palato lโaroma del timo selvatico. Lasciai che i miei denti traessero godimento dalla tenerezza della carne, che le mie labbra e la mia gola si tingessero ancora una volta del rosso di un vino moldavo.
Mai piรน avrei saziato il mio stomaco a quel modo. Forse il Cristo aveva provato simili sentimenti cenando per lโultima volta con i suoi discepoli; forse un simile timore lo tormentava quando al Getsemani implorรฒ il Padre di allontanare da lui lโamaro calice.
Mentre gustavo quel cibo, la mia amata mi fissava in silenzio dallโaltro capo del tavolo, lo sguardo severo e impenetrabile. Non riuscii a scorgere nei suoi occhi nรฉ unโombra di impazienza nรฉ un velo di compassione. Davanti a lei non cโerano stoviglie nรฉ posate, e nemmeno la coppa che di solito ospitava il suo nutrimento: quella notte non le sarebbe servita. Lei, la donna che si era abbattuta sui miei giorni come una calamitร , distruggendo ogni cosa e ricostruendola dalle fondamenta. Colei che mi aveva promesso un nuovo pane e una nuova vita, da trascorrere insieme per l'Eternitร . Lโangelo sceso dal Cielo per donarmi il Regno, o il diavolo venuto a comprare la mia anima. Attese pensierosa la fine del mio pasto, quindi si alzรฒ e percorse a passi lenti i pochi metri che ci separavano.
Poi giunse il momento. Lโora della mia personale Apocalisse e palingenesi, lโora della Salvezza e della Dannazione. Fui io ad offrirle il collo perchรฉ officiasse il Sacramento. Sentii i suoi canini penetrarmi la giugulare: il dolore si mischiรฒ allโestasi, fui elevato alle vette piรน alte e agli abissi piรน profondi della Terra, e vidi il Tempo fermarsi. Tutto era chiaro, e tutto si confondeva: dinanzi a me avevo la Veritร piรน limpida e la piรน diabolica Menzogna. D'un tratto ero libero, eppure su di me gravavano catene pesanti oltre ogni dire. Quale bellezza, quale orrore.
Quando la mia amata completรฒ il rituale, nulla era piรน come prima, e allo stesso tempo tutto era rimasto uguale. Guardandomi negli occhi finalmente parlรฒ, e come recitando dei versi mi disse:
Prendimi... non senti la Chiamata
Abbracciami in eterno, nel tuo sonno diurno
Saremo coloro che respirano il vento del Dolore
Dolore e spavento, la piรน cara catarsi
La trasformazione era compiuta, e solo allora capii.
Ero diventato ciรฒ che ero sempre stato. Ero diventato Contraddizione.
Greta (@gretaabrunoo)
Radicchio mentale
Seduta su una sedia da quattro soldi osservo Pedro spolpare il suo cosciotto di tacchino.
Io, come di mio consueto negli ultimi mesi, insalata mista con aggiunta di radicchio.
Non sono mai stata un'amante della verdura: troppo croccante, troppo molle, mai una via di mezzo. Proprio come me.
"Ora si spiega tutto!" quasi urlo.
Pedro decisamente confuso, apparentemente non si pone domande, ma scrutandolo con i miei occhi da felino noto i dubbi sobbalzare nella sua mente uno sopra l'altro, senza perรฒ arrivare alla soluzione. Come avrei dovuto spiegarglielo? Il mio autosabotaggio era giunto a livelli sovraumani. L'odio per me stessa vietava addirittura l'ordine di semplici spinaci. Ma allora perchรฉ il radicchio era privilegiato?
Semplicemente questo vegetale non faceva parte della lista nera in quanto amaro. E io odio i sapori amari.
"Davvero sono cosรฌ contorta?"
Nell'istante in cui alzai lo sguardo per osservare il mio compagno, notai con piacere che lui invece aveva giร finito di divorare tutto.
"Amore, la tua insalata?"
"Ci sono quasi."
Parlammo del piรน e del meno, il derby tra Inter e Milan, Tramontana, il compleanno del Crux. Insomma, una classica e vuota Domenica sera.
"Comunque ogni giorno รจ Domenica."
"Cosa stai dicendo esattamente?"
"Nulla. Ho finito, andiamo a pagare."
Giacomo (@giacomo.pirovano)
RISTORANTE PIZZERIA ALBERGO LUPA BIANCA
Uno degli storici locali della tua cittร . Incassato tra il borghetto e la stazione, dร sulla rotonda ai piedi del colle di San Gaudenzio. Era chiuso il nostro chiosco-kebab delle birre da bere di sera seduti lungo il fiume. Credevo di avere fame, credevo di essere orgoglioso di me in quel torrido e anonimo lunedรฌ di agosto, con la mia canotta da chad del Fu Manchu, quella di Jack Burton in Grosso guaio a Chinatown. Il pomeriggio era minacciato da nubi e gocce esitanti: noi facevamo merenda con i tuoi famosi panini di Fondo, quelli dell'anziana del bar oltre il ponte di pietra che diceva scostante: - Si puรฒ fare tutto come volete โ. Tu, ovviamente, classico al salame, io invece lardo e toma locale.
La Lupa Bianca non si ferma mai. In una sera qualsiasi del mese piรน afoso e svogliato dellโanno lโintero locale traboccava di avventori: coppie di anziani o di adolescenti, sperduti turisti, clienti di famiglie fidelizzate da generazioni, marmaglie di bocia rimasti in cittร . In mezzo a quella baraonda, lโeleganza nel vestire - quasi una punizione con quella canicola - dei giovanissimi camerieri e del maรฎtre era ferma a un gusto anni ottanta. In fondo arrivava da quellโepoca anche la mia canotta del Fu Manchu, anche i tuoi pantaloncini succinti, parte del mio regalo, anche la scelta maliziosa del tuo ventre rigorosamente scoperto. Vivevamo lโimbarazzo dellโessere sballottati da un ambiente allโaltro, nelle viscere della Lupa, mentre il personale era alla ricerca di un imprevisto tavolo per due. Eravamo finiti in una sala dipinta e arredata di recente, in cui dominava una luce ansiosa e un fresco artificiale. Lรฌ dentro eravamo stretti; ti ricorderai della coppia di anziani al nostro fianco. La donna sembrava felice di vederci; avrร pensato a noi, giovani, ma non poteva sapere nulla. In definitiva non cโera da temere quellโaffiatata comunitร di una troppo bella, vanitosa e perversa cittadina. Forse non si intuiva nulla dai miei occhi โ erano pieni dโangoscia, come li ricordavi tu quella volta in via Po, molti anni fa? - che perรฒ ruotavano ovunque in quegli interni, come quelli di un paranoico, e si chiedevano cosa sapessero di noi tutte quelle persone cosรฌ diverse tra loro.
Aprivo il menรน e mi si chiudeva lo stomaco. Scorrevo la lista dei primi, delle pizze, delle bevande, senza quasi afferrare i significati di quelle voci stampate in nero e custodite in fogli plastificati. I grandi piatti della tradizione di mare, gli intramontabili classici della ristorazione italiana. Tutto cosรฌ lineare, giร visto, fermo nel suo tempo, sconvolto dal mio essere nel mondo. Volevi lโimpepata di cozze, giusto da dividere, perchรฉ ti piaceva tanto. Poi una calamarata, io invece gli spaghetti alle vongole. Acqua, niente alcolici. La messinscena dellโordinazione.
Addentai il primo mitilo e giร avevo capito tutto. Hai cominciato a nutrirti di quelle piccole vulve voracemente, una e poi subito unโaltra. Aprivi quellโimmobile linea rossa che era la tua bocca e ne godevi, dopo averle imbevute nel loro sughetto che tanto amavi. Senza accorgermene, fino a quel momento al nostro tavolo si erano dette poche cose, ma avevi parlato soltanto tu.
- Non stai mangiando niente, potevi dirmelo se non avevi fame, evitavamo di venire qui; ci prendevamo solo qualcosa di veloce. -
- Tranquilla, ce la faccio. -
- No, guardati, non parli, non mangi, sei morto dentro. -
- Va tutto bene. -
- Noi non possiamo stare insieme. -
La guardo con quel piccolo frutto di mare masticato tra i denti, senza cogliere alcun sapore, senza poterlo deglutire. Aggiunse: - La cosa si sta facendo un poโ pesante per me; oramai tutte le volte โฆ Reagii con una delle mie, la bocca mezza piena: - Hai presente cosa dice Cosmo? - Qui rispondevi alla mia domanda col tuo sguardo annoiato, che giร troppe volte mi aveva sentito fare citazioni e riferimenti. Continuai: - Passerร , come passa un sabato. Mi addormenterรฒ, senza piรน paura di niente. Oltretutto quando scrive questi versi pensa proprio a quei sabati lรฌ, i tuoi sabati, quelli della tua cittร . - Non dicevi niente, non avevi niente da dire; eri scettica e distante. Trionfavi, ancora una volta, sulle cose del mondo. Quel tavolo ne era la rappresentazione: il mio piattino raccoglieva la magrezza di quattro gusci dispersi. Il tuo invece era colmo di vittime, unโabbondanza di colpi di piacere andati a segno contro la carestia, il forzato punteggio della mia parte di antipasto. Te lo feci notare, e tu: - Quindi? Cosa vuol dire tutto questo? Niente, assolutamente niente. - La tua era una voglia e una fame insaziabile. Avevi finito in un attimo la calamarata, io ero appena riuscito a dare due forchettate a miei spaghetti. ร vero, a lavoro era tanto se ti gettavano una quaglia e unโinsalatina da consumare in mezzโora. Una scarsa alimentazione in quelle settimane bollenti e infaticabili che, lo sapevi bene, ti avevano smagrita meravigliosamente.
- Guarda come sei ridotto, non รจ possibile โฆ -
- Dai, parliamo di qualcosโaltro, raccontami qualcosa. -
- Cosa ti devo raccontare? Non ho niente da dirti. -
- Ok, allora, senti questa โฆ - tu sbuffavi, guardavi distante. Come se nulla fosse cominciai.
- Mia nonna racconta sempre questa storia breve. ร una di quelle tristi vicende canavesane di fine ottocento. La mia trisavola Anna viveva a Tonengo di Mazzรจ e faceva la balia per una ricca famiglia torinese. Aveva un figlio di nemmeno un anno che smise di allattare per nutrire questi rampolli di cittร . Il piccolo reagรฌ cosรฌ: stava tutto il tempo con il capo appoggiato a uno sgabello e affondava gli occhi nel braccino, in silenzio. Ogni tanto non resisteva, e sbirciava la madre mentre allattava un altro. I suoi occhi, piccoli e immaturi, erano giร lo specchio di un dolore cosรฌ umano e adulto. Riesci a vederli, gli occhi di quel mio lontano parente? -
- Poi cosa รจ successo? -
- Il male gli impediva di mangiare. - Non dicevi nulla. - La mia trisavola smise di allattare i bambini di Torino. Non bastรฒ: il figlio di nonna Anna, di nemmeno un anno, morรฌ. Credevano gli fosse scoppiato il cuore. -
Andrea (@andre_anzi)
Lasagne al passato
Deglutisco.
Il salotto profuma di lasagna, ma non รจ come sempre.
E poi fuori cโรจ il nuvolo, e una giornata bianca che attraversa la tenda della portafinestra.
Il solito inverno, ma non le solite lasagne.
Tu aggrotti la fronte, aggiungi rughe alle tue rughe, mentre ricavi un angolo multistrato di pasta, liberando sugo prosciutto uova e non ricordo cosa a cascata.
La tua ricetta che in anni non ho avuto tempo di imparare, o di ascoltare.
Tranne stamattina.
Assaggi, a occhi socchiusi.
Io sto con la forchetta a mezzโaria, la stritolo: attendo il verdetto.
Due, tre masticate. Annuisci. ยซBuonโยป.
Sorrido. ยซSรฌ?ยป
Una ciocca grigia ti sfugge dal cerchietto. Tagli un altro pezzo. ยซBuonโ, buonโ.ยป
E allora ti seguo. Taglio un pezzo sugoso, lo mangio. Un poโ mi finisce sui jeans. Il sapore misto di carne uova formaggio pasta ci sta. ร buona, sรฌ. Cโรจ da migliorare, ma รจ buona.
Al primo colpo.
Un poโ di fatica, ripetevi domande, le stesse, seduta col gomito appoggiato al tavolo e il grembiule sulle gambe, ma alla fineโฆ
Mi fissi da sopra il bicchiere pieno di Coca-Cola, con quegli occhi stanchi, scuri. ยซLโhai comprata?ยป Indichi la lasagna nel piatto.
Mi viene da sorridere, ma ho una mano che mi ha appena strizzato i polmoni. ยซNo, mammanoโ. Lโho cucinata con te stamattina.ยป
ยซAhโฆ Eh bravo, bravo.ยป Bevi un sorso di coca-cola. Mangi un altro boccone.
A me, un poโ, รจ passata la fame.
Mandi giรน. ยซBuonโ. Ma chi lโha fatta?ยป
ยซNoi.ยป
ยซNoi?ยป
ยซStamattina.ยป
ยซAhโฆยป
Nel salotto, il profumo di lasagne non รจ come sempre. Non sarร mai come sempre.
Mi volto a guardare le tende retroilluminate dal grigio invernale.
Se le avessimo cucinate prima assieme, ora non avresti dubbi. Solo vecchi ricordi. Ormai per te funziona cosรฌ.
ยซMangia, a nonna.ยป
Sospiro. Mi volto verso il piatto. Ti sorrido. ยซSono buone, ti piacciono?ยป
ยซEh, sรฌ. Ma chi le ha fatte?ยป
ยซIo.ยป
Trascorreremo unโaltra ora a ripeterci. E domani manco saprai che sono passato a trovarti e che abbiamo cucinato assieme per una volta.
Resterai convinta che non siamo mai stati ai fornelli.
E io mi ricorderรฒ tutto, anche per te.
Mi รจ passata la fame.
Tu mastichi un poโ. Assapori questo boccone con lentezza. Mi fissi.
ยซChe รจ? Hai trovato qualcosa?ยป Se รจ cosรฌ, meglio se non te lo ricordi.
Scuoti la testa. ยซSono come le mie. Le ho fatte io?ยป
Un solletico lungo la schiena. Mi si stampa un sorriso in faccia. ยซNoi, mammanoโ. Noi.ยป
Annuisci. ยซBravo, Andreโ. Bravo.ยป
Moreno (@morenomigliaccio)
La tovaglia di pizzo bianco mi ricordava quella usata da mia nonna, per gli eventi significativi di famiglia. Sulla tavola rotonda erano presenti una vastitร di piatti tra primi, secondi e dolci, ognuno piรน o meno elaborato. Il biglietto all'entrata diceva di sedersi sulla sedia indicante il proprio nome. Mi sedetti su quella posta a sud rispetto all'entrata principale, ma la scelta non era ampia, solo due postazioni contando la mia.
Che posto strano, perchรฉ mi ero lasciato convincere a rispondere a quell'annuncio stravagante.
"Al diavolo ai soldi vado via" mi diressi verso l'uscita ma la porta era chiusa dall'esterno. Ero bloccato in quella stanza.
"Merda, fatemi uscire!" cominciai ad urlare battendo i pugni sulla porta di ferro.
Nonostante le urla nessuno rispose.
Ad un certo punto si aprรฌ una botola dal soffitto e dall'alto venne calata una persona, non si vedeva il volto perchรฉ era coperto da una maschera dalle sembianze di una volpe. Solo la bocca era libera.
"Chi sei? Che ci faccio qui?" cominciai ad urlargli contro con voce tremante.
Il tizio misterioso una volta sceso a terra mi fece un gesto di accomodarmi sulla sedia. Seguii il suo invito e mi sedetti. Gli porsi nuovamente le stesse domande ma nulla. Rimaneva in silenzio, e con un altro gesto della mano destra diede inizio al banchetto. Era una persona elegante e raffinata ma appena iniziรฒ a mangiare, quel suo modo di essere scomparve. Si trasformรฒ in un vero e proprio animale, trangugiando il cibo senza masticarlo e prendendolo con le mani. Una gran quantitร finiva al suolo, non credevo ai miei occhi, era una scena cosรฌ surreale che rimasi bloccato a guardarlo incredulo. Un rumore catturรฒ la mia attenzione. Dal pavimento spuntรฒ un'enorme griglia le grandezze erano simili a quelle di un uomo di 1,80cm circa. Il cuore mi balzรฒ in gola capii che il piatto forte ero io e che quella era per me una sorta di ultima cena. Il tizio con la maschera di volpe estrasse una pistola me la puntรฒ al volto e sparรฒ. Istintivamente mi portai le braccia a copertura del volto. Dovrei essere morto invece nessun proiettile attraversรฒ il mio corpo, tolsi le braccia dal volto e vidi che dalla pistola uscรฌ una bandierina con su scritto "Tanti auguri! BANG!"
La porta di acciaio si aprรฌ ed entrarono tutti i miei amici urlando BUON COMPLEANNO! Dietro c'era anche la mia ragazza che corse e mi strinse forte a sรฉ, mi stampรฒ un bel bacio sulla bocca e mi diede una bella fetta di torta con la panna.
"Siete delle merde ho perso 10 anni di vita!".
Quel compleanno non lo scordai mai, ma gli altri furonoย piรนย sobri.
Efed (@the_efed)
Il pasto scomodo
Francesco (FRA) e Agamennone (AGA) erano due giovanotti cresciuti a Offida un piccolo e caratteristico borgo a due passi dalla costa marchigiana. Una mattina soleggiata, verso le undici, Agamennone uscรฌ in strada, attraversรฒ la via centrale saltellando rumorosamente come un cavallo sul ciottolato, poi si lasciรฒ il paesino alle spalle, superรฒ l'imponente chiesa di Santa Maria della Rocca, soffermandosi a guardare le colline sottostanti, poi discese il solito sentierino ripido, quasi rotolando, ed in un lampo si trovรฒ davanti al Casale di Francesco, circondato da distese di vigneti.
Agamennone era un ragazzoccio robustino, con capelli un po' unti e raccolti in un codino, un simpatico naso a patata, barbettina incolta e due belle guancette rosse come prugnette poco mature.
Giunto davanti al casale con tutta la voce che aveva in corpo iniziรฒ ad urlare...
AGA: "Franceeh! Ah Francescoooh?! Franceeeh!"
โฆโฆ..
Francesco, mio figlio, era un giovanotto magrolino e stempiato, dal naso tagliente come il becco d'un falco, con il viso sbarbato, una camicetta a quadri rossa e grigia.
D'improvviso s'affacciรณ alla finestra...
FRA: "Eh che c'รจ?"
AGA: "Weh Francรจ! andiamo in Abruzzo?"
FRA: "Come no?! Menni ascolta, perรฒ la pigli tu la macchina?"
AGA: "Eh bello purtroppo no! i vigili m'hanno tolto la patente! "
FRA: "Ma no?"
AGA: "Ma si! lo scorso sabato ho bevuto tre litri de passerina ed ho centrato il portone del teatro comunale con la Micra!"
FRA: "Ahia! ... Vabbรจ dai, dammi mezzo quarto d'ora, prendo qualcosa da magnรก e andiamo in Abruzzo col trattore"
- IL PASTO -
Erano partiti con il vecchio Ford di mio marito alle 11.35 dal casale. Ci stavano in due, abbastanza comodi. Certo, Menni si spaccava il culo appoggiato per unโora e mezza sul parafango metallico, ma cavoli suoi.
Mio figlio aveva preso un bel po' di roba da mettere sotto ai denti, tra salumi, formaggi e avanzi del pranzo di ieri sera. Era tutto nel cassone sul retro.
Andavano piano, intanto in quella stagione non c'era nรฉ fretta, nรฉ traffico. Perรฒ, sapevano che in Abruzzo avrebbero potuto intrattenersi con qualche giovanotta. Qua dalle nostre parti le signorine si danno troppe arie quasi come se si credessero del nord. Lรฌ invece le persone sono un poโ come gli orsi, un po' piรน selvatiche e un po' piรน genuine.
AGA: "Francรจ fa i complimenti a tua zia per queste olivine, sono cremose e croccanti anche mangiate fredde"
FRA: "Il suo segreto รจ metterci dentro un po' di macinato di coniglio ed un cucchiaio di cacao"
AGA: "Beh qualunque cosa ci abbia messo dentro, era quella giusta!"
FRA: "Bene, giร che sei lรฌ che ti sfondi le chiappe, prendi qualche fetta de pane sciapo e spalmace un po' de salamino"
AGA: "Certo fra, ecco il salame... ma nun te scaldare!"
FRA: "Se guardi nella borsa di juta nel cassone lรฌ dietro, ho messo pure della ricotta fatta ieri mattina col latte delle capre... l'ho insaporita con alloro ed erba cipollina, dimme un po' come te sembra..."
...gnam..gnam...gnamm...
AGA: "Beh, la ricotta col salame spalmabile รจ la morte sua, tuo padre va sempre a prenderlo da Silvione?"
...gnam..gnam...gnamm...
FRA: "Come no! Silvione l'intramontabile, quel che ce mette nei suoi salami non รจ dato saperlo, ma comunque รจ arte!"
AGA: "ร scienza!"
Il trattore, con la grazia di un vecchio carro di legno trascinato dai buoi, percorreva lentamente quasi in solitudine le colline verdeggianti della provincia picena, a tratti si intravedeva in lontananza la striscia blu del mare.
Il pasto genuino intanto proseguiva.
FRA: "Menni che ne dici di passarme un po' de aranciata? Ne ho una bottiglia lรฌ dietro, fa in fretta prima che me soffoco con queste patate!"
AGA: "Certo mio signore al vostro servizio! Comunque anche le patate con le alici de Grottammare glie so' venute bene!"
FRA: "Puoi dirlo forte! quelle alici l'ha pescate Aldo, l'ex sindaco, sono anni che fa il filo a mia zia, ma nemmeno quando era sindaco รจ riuscito a pigliarsela!"
AGA: "Tua zia cucina bene ma c'ha un brutto carattere"
FRA: "Poteva farse sora! almeno un posto in paradiso glielo davano d'ufficio anche col carattere che se ritrova, e invece niente!"
AGA: "Ma tu sei andato a messa ieri mattina?"
FRA: "Come no? C'era don Giulio che ha fatto addormentรก mezzo paese con quella storia del grano e della pula"
AGA: "Oh prendi un pezzo de torta va! Che fra un poco t'addormenti pure tu e cadiamo nel Tronto col trattore"
FRA: "E questa torta da dove รจ comparsa?"
AGA: "Cosa credi che me porto a fa' lo zaino dietro? questa รจ torta bona de mia madre, fatta con uva passa e prugnette selvatiche, c'ho pure na fiaschina de grappetta de prugnette per concludere!"
FRA: "Ah Menni... - โฆgnam gnam mmmh... - tu stai a bere troppo ultimamente, mo', cun la patente come fai?"
AGA: "Eeh, pensavo di ripararglie la porta del teatro che ho sfasciato, cosรฌ magari i vigili chiudono n'occhio, tanto lo sai che so' bravo col legno. Da ragazzetto lavoravo alla bottega de Benedetto!"
FRA: "Forse s'eri davvero bravo, da Benedรจ ce lavoravi ancora adesso, invece de sprecรก tempo all'universitร de Ascoli"
AGA: "Mamma quanto sei schietto oggi Francรจ! Sarai bravo tu a fa lo schiavetto nell'azienda de babbo a 31 anni sonati!"
FRA: "Oh ma guarda il caso! siamo in Abruzzo, sai โna cosa? scendi e trova il modo per tornartene a casa da solo! Io il trattore sotto il sedere c'รจ l'ho!"
AGA: "Ah รจ cosรฌ? E mo allora vedrai che te combino! Tante care cose Francรจ!"
FRA: "Come no? Tante care cose Agamรจ!"
I due giovanotti paesani si separarono oltre il ponte sul fiume Tronto, nessuno sa cosa ne รจ stato di Agamennone e della sua esistenza, forse ha trovato la sua fortuna o la sua rovina in Abruzzo. Quel che รจ certo, รจ che quel โpasto scomodoโ, fu l'ultima gita che lui e mio figlio fecero assieme per molto, moltissimo tempo.
In quanto a me, continuerรฒ a vegliare sulla mia famiglia, sul mio borgo e sulla mia provincia come ormai faccio da anni, da quando sono diventataโฆ troposfera.
Francesca (@penna)
Nutrimento infedele
Era magro, scavato sulle guance, come se per lโoccasione non mangiasse da mesi, o anni. Ero fermamente convinta che per il suo passato avrebbe potuto sfamarsi in qualsiasi momento con qualsiasi pasto, ma le sue parole mi fecero intendere che stava digiunando da diversi anni per via di un cambio alimentare dovuto ai ritmi intensi del suo nuovo lavoro.
La compagnia limitata allโuso delle sole parole, fino a quel momento schermate da caratteri luminosi, sembrava essere garanzia di fallimento, cosรฌ concordammo per vederci a pranzo, dove una spaghettata e un gelato avrebbero rallentato, volutamente, pensieri e parole.
Il cibo era mediocre, ma non mi sento in grado di giudicare, in quanto le uniche portate che non ho avuto il coraggio di assaggiare furono gli occhi e la bocca: i primi, coperti da lenti scure a sua discolpa per la troppa luce, a mio sentore per osservarmi senza mettermi troppo a disagio. La seconda era impegnata in un lento tango che prevedeva il parlare e il mangiare.
Mi imbarazzai piรน volte, paragonando la sua sicurezza nella vita alla mia prematura nascita, e mi controllai nellโazione di introduzione del cibo nella mia bocca: non doveva sembrare nรฉ troppo sensuale e nemmeno un gesto dal quale poteva trasparire confidenza. I suoi racconti erano troppo saporiti da un tono di voce controllato per lโoccasione per essere considerati in amicizia, ma la mia presenza non fu mai confusa con quella di una portata, fui piรน simile a quella di un centro tavola scelto con cura per lโoccasione.
Col tempo capii che quella conoscenza occasionale fu paragonabile allo stesso cibo: ci entra dentro e ci cambia, alcune volte ci emoziona e altre ci brucia. Anche se concretamente non tradii il mio partner, quello fu il sesso piรน eccitante della mia vita.
Durante il mio viaggio di ritorno in treno, sanguinai precocemente, come una bestia da macello.
Lui non pagรฒ per la mia carne, fui io a farlo, con la mia innocenza.
Igor (@gribyslab)
Werner: L'estate รจ quasi finita.
Samuele: E con questo?
W: Beh, dovrebbe darti da pensare.
Samuele beve un sorso di vino rosso da un calice appannato. S: Non credo di volerlo fare, lei non sarebbe mai morta per me.
W: Dove vuoi arrivare con questa uscita?
Samuele emette un sonoro rutto.
S: Non voglio uscire dall'estate, tutto qui.
W: Caro, nessuno lo vorrebbe.
S: Mi puoi passare anche un po' di purรจ?
W: Ecco, Samu.
S: Ottimo, รจ davvero ottimo.
W: Samu, hai ancora da rispondermi.
S: Sรฌ, sรฌ.
W: Mi brontola lo stomaco, te ne posso chiedere un pezzo? S: Ma sei serio, figlio di puttana? Il mio ultimo pasto e ne vuoi un pezzo?
W: Sรฌ.
Samuele alza gli occhi al cielo.
S: Tieni la tua razione, dannato bastardo.
Werner addenta un pezzo di carne.
W: L'estate รจ qu...
S: ...quasi finita. Lo so, me l'hai ripetuto almeno quindici volte. La mia condanna sta arrivando.
W: Quindi cosa intendevi con 'lei non sarebbe mai morta per me'?
S: Quello che significa.
W: Peccato perรฒ che sia stata tu ad ammazzarla.
S: Giร .
W: Giร , giร ...
W: ...ma ti mancano mai quei giorni? Dev'essere stato bello sedersi in quella tua terrazza di legno vicina al Mississippi. Sorseggiare un daiquiri insieme alle amorevoli coccole di Anita. Lo dirai mai perchรฉ l'hai fatto?
S: Non ho fatto niente.
Samuele addenta una costina di maiale, la mastica con gusto.
W: Tanto รจ inutile.
Werner si alza dal tavolo della mensa e si allontana. Una volta arrivato vicino alla porta d'uscita si ferma.
S: Colpa di Andrรฉ.
W: Come hai detto?
S: Colpa di Andrรฉ.
W: Non so come tu sappia il soprannome del mio piccolo ma รจ meglio se taci, a meno che non si voglia anticipare la tua pena di morte.
S: Io conosco i versi di tua moglie. So come le piace godere. La sto immaginando proprio ora.
๐ท๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ผ
4 settembre 2023 - 18 settembre 2023
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