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𝔾𝕖𝕟𝕖𝕣𝕒𝕥𝕚𝕧𝕖


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La consegna


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Zamu (@mister.zamu)


Canavese Ridente - The Flower

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C'era una volta, nel cuore del pittoresco Canavese, un campagnolo di nome Tamu che viveva nella tranquilla località di Cerone, nei pressi di Strambino. Tamu era un uomo semplice, innamorato della sua fattoria e dei prodotti che coltivava con cura e dedizione. Ogni giorno si alzava presto la mattina per prendersi cura delle sue terre, guidato da un amore profondo per la terra e una passione per i prodotti canavesani.

Nonostante la sua vita tranquilla, Tamu aveva due amici molto speciali: Gribor e Jacko. Questi due amici erano una coppia omosessuale che gestiva un bellissimo pub nel cuore del Canavese, chiamato "The Flower". Il pub era un luogo di incontro per gli abitanti del villaggio, un'oasi di gioia e allegria in mezzo alla campagna.

Tamu amava trascorrere le sue serate al "The Flower", immergendosi nell'atmosfera calorosa e accogliente del locale. Qui poteva dimenticare i pensieri e le preoccupazioni della sua vita quotidiana, seduto a un tavolo di legno massello circondato da colorate fioriture e luci soffuse. Gribor e Jacko lo accoglievano sempre con un sorriso, facendolo sentire come parte di una grande famiglia.

Ma il tempo, inesorabile, passava e portava con sé i cambiamenti. Gribor e Jacko, che tanto avevano fatto per la comunità di Cerone, decisero di prendersi una meritata pausa. Chiusero il loro amato pub, lasciando un vuoto nel cuore di Tamu e di tutti coloro che avevano amato quel luogo.

Gli anni passarono e la vita di Tamu seguì il suo corso. Continuò a coltivare la sua terra, assistendo alle stagioni che si susseguivano con una bellezza pittoresca nel Canavese. I campi ondulati di grano dorato, le vigne che si arrampicavano sulle colline, i prati punteggiati di margherite e papaveri. Tutto questo faceva vibrare il cuore di Tamu, ricordandogli i giorni felici trascorsi al "The Flower" insieme ai suoi amici.

Ma come accade in ogni racconto, arriva sempre il momento dell'addio. Tamu invecchiò, la sua salute si affievolì e il suo spirito si avvicinò alla fine del suo viaggio. Lontano dal clamore della città, nella sua amata fattoria, Tamu trascorse gli ultimi giorni della sua vita circondato dalla bellezza e dalla serenità del Canavese che tanto aveva amato.

La notizia della sua morte si sparse velocemente tra gli abitanti di Cerone e Strambino. Gribor e Jacko, che avevano lasciato la loro vita di pub, sentirono il richiamo della comunità che li aveva amati. Decisero di riaprire le porte del "The Flower" per un'ultima notte, in onore di Tamu.

Quella sera, il pub si riempì di gente proveniente da tutto il Canavese. L'atmosfera era carica di un misto di tristezza e gratitudine, mentre le persone si riunivano per ricordare Tamu e tutto ciò che aveva rappresentato per loro. Gribor e Jacko avevano trasformato il pub in un luogo magico, decorandolo con fiori freschi e candele che brillavano come stelle.

Le porte si aprirono e la musica dolce riempì l'aria. Gli amici di Tamu, i contadini e i residenti del villaggio si riunirono per celebrare la vita di un uomo che aveva incarnato lo spirito del Canavese. Le risate e le storie riempivano il locale, mescolandosi con i ricordi di un tempo che sembrava ormai lontano.

Gribor e Jacko alzarono i loro bicchieri in un brindisi per Tamu, mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Nel cuore di ogni persona presente c'era la consapevolezza che il legame con Tamu e con il Canavese era qualcosa di speciale e prezioso, un'essenza che non sarebbe mai svanita

La notte proseguì tra canti, balli e abbracci. Gli abitanti di Cerone e Strambino si lasciarono travolgere dalla bellezza delle parole che risuonavano nel pub. Ogni canzone, ogni nota musicale sembrava portare con sé un frammento della storia di Tamu, della sua passione per la terra e del suo amore per il Canavese.

Mentre l'alba tingeva il cielo di sfumature calde, il pub si svuotò lentamente. Gribor e Jacko guardarono intorno, le mani intrecciate, e si resero conto che era giunto il momento di dire addio. Non sarebbe stato più possibile riaprire le porte del "The Flower". Era arrivato il momento di chiudere quel capitolo e lasciare che i ricordi rimanessero vivi nei cuori di coloro che avevano amato Tamu.

Gribor e Jacko si guardarono negli occhi, consapevoli che il loro pub era stato molto più di un semplice locale. Era stato un luogo di condivisione, di gioia e di amore. Ora il loro compito era preservare l'eredità di Tamu, portando avanti il suo spirito e la sua passione per il Canavese.

Il sole sorse sulle colline del Canavese, illuminando la fattoria di Tamu e il pub chiuso. La storia di Tamu, Gribor e Jacko rimase nel cuore di tutti coloro che avevano avuto la fortuna di conoscerli. Il Canavese, con la sua bellezza pittoresca e la sua anima generosa, custodì per sempre la memoria di Tamu e di tutto ciò che rappresentava.


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Greta (@gretaabrunoo)


Maledetto Cruciani


In una Parigi avvolta dalla nebbia dei tempi, si muoveva con la sua presenza magnetica un uomo dal nome evocativo, Giuseppe Cruciani. Nato in Italia, ma animato dal fervore artistico, decise di trasferirsi nella Ville Lumière per cercare ispirazione e nutrire il suo spirito di poeta errante.

Nel suo cammino per le strade tortuose della capitale francese, Cruciani incrociò figure emblematiche della letteratura maledetta. Incontrò Arthur Rimbaud, il genio ribelle dal cuore impetuoso, che lo sfidò con parole taglienti e visioni ardenti. "La poesia deve essere fatta da un essere che si brucia, che si congela, che si spacca, che morde!" gli disse Rimbaud, incendiando l'anima di Cruciani con la sua passione bruciante.

Ma non era solo Rimbaud ad attraversare il suo cammino. Charles Baudelaire, il maestro del decadentismo, con la sua prosa voluttuosa e i versi intrisi di spleen, scrutò intensamente Cruciani, accogliendolo nel cerchio segreto dei poeti maledetti. Eppure, tra loro si scatenò un terribile litigio. Baudelaire, abituato a lodare il caos e la bellezza della vita sregolata, si scontrò con Cruciani, che osò contrapporre la ricerca di una verità genuina e di una retta moralità. "Io non temo il lato oscuro, ma lo sconfiggo con la luce dell'onestà!" gridò Cruciani in difesa della sua visione, gettando l'ombra di un'eterna discordia tra i due.

Ma nel cuore di Parigi, dove i destini si intrecciano come fili invisibili, Cruciani fece un altro incontro che cambierà il corso del suo cammino. Attraverso una serata plumbea, vide una creatura dai tratti seducenti: una cortigiana dai piedi perfetti. Fu come un fulmine che attraversò il suo cuore e lo trascinò in un vortice di emozioni proibite. "I piedi, quanta verità racchiudono! Sono l'anello mancante tra la terra e il cielo!" sussurrò Cruciani, ammaliato dalla sua bellezza fatale.

Ma come spesso accade, il tempo e le distanze mettono a dura prova le passioni più ardenti. Dopo anni di avventure e scoperte nella città degli artisti, Cruciani decise di fare ritorno in Italia. Con sé portava l'urgenza di condividere la sua voce e la sua visione del mondo con la sua amata patria.

Fu così che nacque "La Zanzara", il primo programma radiofonico ascoltato in Italia, condotto dal carismatico Giuseppe Cruciani. Attraverso le sue parole taglienti e il suo sarcasmo pungente, Cruciani sfidò i potenti, svelò l'ipocrisia e fu la voce dei trascurati. "La Zanzara punge l'inutile, spinge l'insopportabile e squarcia il velo delle convenzioni!" dichiarò con fierezza, trascinando gli ascoltatori in un mondo di discussione acuta e controversa.

E così, l'uomo che aveva incrociato i grandi poeti maledetti di Parigi e si era innamorato di una cortigiana dai piedi perfetti, trovò il suo posto nella storia italiana dei media. La voce di Cruciani risuonava come un eco irriverente, una zanzara fastidiosa che disturbava i sonni tranquilli della società. E in ogni frase, ogni provocazione, ogni battuta affilata, c'era l'eco dei suoi incontri con i grandi maudit del passato, un grido di ribellione contro la mediocrità e l'ipocrisia umana.

La storia di Giuseppe Cruciani, poeta errante e conduttore radiofonico, si intrecciò con le passioni ardenti e le parole maledette dei grandi della letteratura. Il suo viaggio tra Parigi e l'Italia, tra scontri e amori impossibili, lasciò un'impronta indelebile sulla scena culturale del suo tempo, un richiamo per coloro che osano sfidare il conformismo e l'ipocrisia e cercano di pungere le coscienze sopite, proprio come fa la zanzara in una calda notte estiva.



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Livia (@livia.caizzi)


Il Tardigrado Spaziale: Un Viaggio oltre l'Impossibile



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Nel vasto mondo degli uomini, una straordinaria creatura era destinata a vivere una vita fuori dal comune. Era un tardigrado di nome Theodore, ma preferiva farsi chiamare "Professore". Theodore era un sapiente in chimica e sognava di condividere le sue conoscenze con gli umani. Essendo un minuscolo animale acquatico, era difficile per Theodore farsi sentire dai suoi studenti umani, tuttavia non si lasciò scoraggiare, poiché aveva un trucco nella sua manica: un piccolo amplificatore di suoni che usava per proiettare la sua voce. Così, ogni giorno, il Professore salì sul suo podio con l'amplificatore, catturando l'attenzione degli studenti con la sua voce risonante. Spiegava concetti complessi, raccontava storie di scoperte scientifiche e instillava la passione per la chimica nei cuori dei suoi ascoltatori umani. Ma un giorno, l'inevitabile accadde. Una terribile esplosione nucleare devastò la città, e tutti gli uomini perirono. Solo il Professore e la sua famiglia sopravvissero, protetti dalla loro resistenza straordinaria. Erano gli unici abitanti rimasti in un mondo spoglio.

Davanti alla desolazione, il Professore non si perse d'animo. Con la sua mente brillante, si mise a lavorare per cercare una via di fuga. Trovò un vecchio ascensore, che modificò abilmente per trasformarlo in una piattaforma di lancio spaziale. La sua meta era l'ignoto, alla ricerca di un nuovo inizio. Con la sua famiglia al seguito, Theodore si lanciò nello spazio. Il viaggio fu tumultuoso, e alla fine si ritrovarono su una cometa, un po' bruciacchiati ma ancora vivi. Lì, trovarono un'oasi di vita inaspettata e si ripresero dalle fatiche del viaggio. Ma Theodore non era uno che si accontentava di poco. Con la sua famiglia, si mise in marcia verso il pianeta Europa, dove sperava di trovare un ambiente adatto alla sopravvivenza dei tardigradi. Attraversarono lo spazio interstellare, affrontando avversità e imprevisti lungo il cammino. Finalmente, raggiunsero Europa e crearono una nuova popolazione di tardigradi. Il Professore e la sua famiglia fondarono una comunità pacifica, priva di umani. I laghetti di Europa erano ora pieni di tardigradi, e le generazioni future avrebbero continuato a prosperare in quel nuovo mondo. Insieme, i tardigradi vissero felici e contenti, esplorando le profondità degli oceani di Europa, adattandosi alle sfide e godendo della pace che avevano tanto desiderato. Theodore, il Professore tardigrado, aveva realizzato il suo sogno di condividere la sua saggezza con un mondo tutto suo, e si sentì compiuto nel contribuire alla sopravvivenza della sua specie. E mentre il Professore si immerse nei laghetti insieme alla sua famiglia, un raggio di luce attraversò il cielo, simboleggiando la promessa di un futuro brillante per i tardigradi di Europa.


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Moreno (@morenomigliaccio)


Una Memoria Formidabile


Era una calda giornata estiva a New York, e Alex, un ragazzo di quindici anni, si sedeva al tavolo della cucina, con accanto un mazzo di carte di Memory. Da quando era bambino, Alex era stato appassionato a quel gioco, e aveva sviluppato una memoria visiva fuori dal comune. Era in grado di ricordare ogni immagine, con una precisione impressionante. Ma Alex in realtà voleva una vita totalmente diversa. Sognava di vivere in un piccolo villaggio chiamato Bergeggi, nella meravigliosa regione della Liguria, in Italia. Sfogliando le pagine di un vecchio libro di sua nonna, immaginava le sue giornate trascorse a passeggiare sulla spiaggia, con il profumo del mare ammirando i colori vivaci delle case sulle colline circostanti. Tuttavia, il destino aveva in serbo qualcosa di molto diverso per Alex. Un giorno, mentre si trovava al parco a giocare a Memory con un amico, incrociò lo sguardo di un bassotto con un cappello da gangster. Senza accorgersene, il bassotto scambiò Alex per un altro ragazzo e si ritrovò improvvisamente rapito da una banda di cani bassotti parlanti. La banda era guidata da un bassotto molto astuto di nome Rocky, che aveva un piano per trovare un antico tesoro sepolto nell'isola di Oak Island, al largo delle coste del Sud America. Rocky aveva in suo possesso una mappa antica, che indicava il punto esatto in cui il tesoro era nascosto. Convinto che Alex fosse il complice perfetto per aiutarlo nella sua missione, lo tenne prigioniero. Ma nella banda c'era anche una giovane e coraggiosa ragazza di nome Rosie, con i suoi vivaci capelli rossi. Rosie era fidanzata di Rocky, ma non era felice della vita criminale che conducevano. Quando scoprì che Alex era stato rapito contro la sua volontà, decise di aiutarlo a liberarsi. Durante la notte, Rosie sfilò la chiave delle celle dal collare di Rocky e liberò Alex. Insieme, fuggirono attraverso i vicoli bui e maleodoranti di New York, cercando un modo per raggiungere il Sud America e trovare il tesoro di Oak Island. Saltarono su un aereo e atterrarono in una remota giungla sudamericana. Guidati dalla mappa antica, si inoltrarono attraverso fitte foreste e corsi d'acqua, evitando insidie e pericoli lungo il percorso.

Finalmente, raggiunsero l'isola di Oak Island. Con il loro ingegno e la memoria straordinaria di Alex, riuscirono a seguire le indicazioni della mappa e a scoprire la posizione esatta del tesoro sepolto. Era un momento di grande eccitazione e soddisfazione. Tornati a New York, Alex e Rosie divisero equamente il tesoro tra loro. Alex realizzò che, anche se il suo sogno di vivere a Bergeggi non si era avverato, l'avventura che aveva vissuto con Rosie e il tesoro trovato erano un ricordo indelebile che avrebbe portato sempre con sé. Decise di dedicarsi a condividere la sua passione per Memory con altre persone. Aprì un club di appassionati del gioco a New York, dove insegnava le sue strategie e trucchi per sviluppare una memoria eccezionale. Le sue lezioni attirarono molte persone desiderose di migliorare le loro capacità cognitive e di divertirsi allo stesso tempo. Rosie, d'altro canto, aveva deciso di seguire la sua vera passione: la pittura. Grazie alla sua creatività e all'esperienza di vita che aveva accumulato nelle avventure con Alex, divenne una rinomata artista, famosa per le sue opere che catturavano la magia e l'avventura. Anche se Alex non aveva realizzato il suo sogno di vivere a Bergeggi, aveva imparato che la vita riserva sorprese imprevedibili e che ogni avventura, anche se diversa da quanto immaginato, può portare a una crescita personale e a connessioni significative con gli altri. Così, mentre osservava il tramonto sulla skyline di New York, Alex si sentì grato per l'esperienza che lo aveva portato a Rosie e al tesoro di Oak Island. Aveva imparato che i veri tesori non si trovano solo in luoghi lontani, ma anche dentro di noi, nel coraggio, nella creatività e nelle amicizie che incontriamo lungo il cammino.


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Giacomo (@giacomo.pirovano)


Fiume e foglie al quinto piano


Ulrich, chiamato affettuosamente Uli, era un uomo di mezza età che viveva nel cuore di Milano. Il suo

appartamento si trovava al quinto piano di un elegante palazzo risalente al primo novecento. Uli era un servitore dello Stato, impegnato in un lavoro che richiedeva grande dedizione e responsabilità.

Nonostante il suo impegno professionale, la sua vita personale era piuttosto solitaria. Uli era uno scapolo incallito, privo di una compagna o di una famiglia che lo sostenesse.

Tuttavia, c'era una cosa che tormentava Uli e minava la sua tranquillità interiore. Ogni volta che rientrava a casa si trovava ad affrontare una spaventosa paura. Quattro giovanissimi teppisti lo inseguivano implacabilmente, un trionfo di violenza, spavalderia fama e insensibilità. Erano il biondo Barbie, lo schizoide Ciaculli, il viscido Lochi e il buffone Burchiello.

Appena terminava la prima rampa di scale, Uli poteva già sentirli correre e sghignazzare dall'altra parte del portone. Mentre, pieno d’angoscia, si affannava sui gradini, i quattro facevano un gran baccano e lo chiamavano con malizia.

Uli sapeva di non poter prendere l'ascensore. Esso arrivava solo fino al quarto piano, e il pensiero di trovarsi faccia a faccia con quei quattro individui senza una via di fuga lo terrorizzava ancora di più.

Non gli rimaneva altra scelta che affrontare le scale a piedi, con il cuore che gli batteva all'impazzata e l'ansia che gli annebbiava la mente.

Dopo l'ultima rampa di scale, Uli si trovava di fronte a uno spaventoso andito. Questo luogo oscuro e

misterioso rappresentava una sorta di confine tra l’insicurezza dell'esterno e la sua abitazione. Al termine del corridoio c'era la salvezza, la porta di casa, ma ai lati di quel passaggio c'erano delle strane porticine in legno chiuse da lucchetti dell'anteguerra. Uli immaginava che potessero nascondere spazi angusti e sconosciuti, un terreno fertile per i teppisti che lo tormentavano.

A volte Uli continuava a sentire le grida e gli insulti dei quattro ragazzi mentre era al sicuro. Sembrava che le molestie provenissero da appena dietro le sottili pareti del suo appartamento, quasi fossero lì accanto a lui.

Uli allora si rifugiava su una dolce altura, a ridosso di un lento fiume che scorreva da destra a sinistra.

Foglie scure e capienti scivolavano sulla corrente.

Stava seduto, in silenzio e con gli occhi chiusi, e gettava nelle acque i soggetti molestatori, uno alla volta. Quei quattro, finiti sulle larghe foglie, svanivano nel nulla del corso del fiume. Non erano più cosa di Ulrich, non erano più un suo problema.

Uli poi si alzava da quella dolce altura, pronto a tornare nel buio del suo bilocale al quinto piano.



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Andrea (@andre_anzi)


Il pub e l'Abisso


La pioggia cadeva sul pub poco illuminato, gettando un velo di malinconia sugli avventori che cercavano conforto tra le sue logore pareti di legno. La serata era segnata da una palpabile solitudine, ogni anima avvolta nei propri pensieri privati, come se il mondo esterno si fosse dissolto in un sogno effimero.

Hemingway sedeva vicino alla finestra, la schiena appoggiata alla sedia, lo sguardo assente. Teneva tra le mani un bicchiere di whisky, il liquido ambrato rifletteva la luce tremolante delle candele lì vicino. I ricordi turbinavano dentro di lui come fumo, scivolando sempre più nei recessi della sua mente.

Una ragazzina con una bandana rossa e i capelli bruni entrò dalla porta, un alito di vita tra le ombre: May, un'allenatrice di Pokémon con un'aura di mistero, le gocce di pioggia appiccicate al suo cappotto, come resti del mondo da cui si era avventurata. Si fermò, osservando la stanza, e i suoi occhi, un dolce riflesso del mare, si posarono su Hemingway.

May si mosse verso di lui, i suoi passi leggeri, come se stesse percorrendo sentieri dimenticati. Si sistemò al tavolo del vecchio, la sua presenza era una tranquilla affermazione di connessione in mezzo alla solitudine.

Lo sguardo di Hemingway, carico dei ricordi di una vita, incontrò quello di May e la stanza intorno a loro si trasformò in un momento sospeso nel tempo. Emerse una connessione fragile, come se le loro anime fossero legate da fili invisibili tra passato e presente.

Si scambiarono parole in toni sommessi, le loro voci risuonarono come il dolce fruscio delle foglie in una brezza autunnale. Hemingway parlò dei suoi viaggi, delle terre a cui aveva assistito e delle battaglie che aveva combattuto, sia all'interno che all'esterno. Ogni frase portava il peso delle sue esperienze, formando un arazzo di una vita vissuta pienamente.

May, in risposta, condivise le sue storie, i trionfi e le lotte del suo viaggio come allenatrice di Pokémon. La sua voce conteneva una tacita comprensione, il legame incrollabile tra addestratore e creatura, una testimonianza della resilienza dello spirito umano.

Mentre parlavano, le loro voci si intrecciavano, fondendosi in un coro di solitudine condivisa. Le loro parole divennero sussurri, segreti mormorati nell'abisso della notte piovosa. Gli avventori del pub, come osservatori silenziosi, sentivano il peso del loro legame, un incanto fugace che aleggiava nell'aria.

E lì, in quel pub vicino alla finestra, non erano soli. Cthulhu, una presenza antica e inconoscibile, si nascondeva nell'ombra, la sua mera esistenza sfidava le leggi della realtà. Osservava Hemingway e May con occhi che racchiudevano un cosmo di segreti, come se stesse cercando un significato nella loro unione.

La pioggia fuori si intensificò, suonando una sinfonia sul vetro della finestra. Gocce cadevano a cascata lungo il vetro, una tenda torrenziale che proteggeva il mondo esterno dall'enigmatico incontro che stava avvenendo all'interno.

Hemingway e May, come i personaggi di un romanzo di Murakami, condivisero una comprensione silenziosa, un riconoscimento che le loro strade erano convergenti per ragioni al di là della comprensione. Intravidero i fili del destino intessuti nell'universo, aggrovigliati e intricati in infinite possibilità.

La pioggia si placò, come se fosse stanca di testimoniare tali connessioni soprannaturali. Il pub tornò al suo solito stato malinconico, il ricordo di quella notte impresso nel cuore dei presenti, un frammento di surreale nel mondano.

E mentre la notte si dissolveva nei viticci di una nuova alba, le storie di May, Cthulhu ed Hemingway continuavano, echeggiando nei corridoi del tempo, dove realtà e sogno si mescolavano, come le straordinarie danze con l'ordinario.


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Igor (@gribyslab)



Made by Tome


Bruce Springsteen era un giovane con un talento innato per la musica e la passione per la chitarra, ma dentro di sé bruciava anche un'insaziabile sete di avventura. Era stanco di cantare le stesse canzoni, di salire sul palco e sentirsi acclamato dai fan. Voleva qualcosa di più, voleva provare la vera essenza del pericolo e dell'ignoto.

Un giorno, nell'anno 1975, mentre si trovava in uno dei suoi tour, Bruce si imbattè in un uomo misterioso chiamato Il Presidente. L'incontro avvenne in un vecchio motel lungo una strada deserta, il Bates Motel. La strada era illuminata soltanto dalle debole luce di una lampada al neon. Il Presidente, con la sua voce profonda e sottile, gli comunicò che era arrivato il momento per Bruce di intraprendere un viaggio che lo avrebbe portato oltre i confini della realtà.

Il Presidente non aveva un aspetto fisico ben definito. Era come se le sue fattezze si fondessero con l'ombra che lo circondava, creando un'aura di mistero e potere. Bruce, nonostante fosse spaventato, sentiva una strana connessione con quell'uomo enigmatico.

Il giovane artista accettò di intraprendere il suo viaggio, affrontando paure e ostacoli di ogni genere. Mentre il cantante si avventurava attraverso mondi fantastici e orrori inimmaginabili, il suo viaggio si trasformò in una lotta contro le forze oscure che cercavano di usare la sua musica per scopi malvagi.

Il Presidente si rivelò essere molto di più di un semplice mentore. Era un essere potente e ambiguo, con una conoscenza profonda dei segreti dell'universo e delle tenebre che lo abitano. Mentre guidava Bruce nel suo viaggio, il cantante si accorse che Il Presidente aveva un'influenza sinistra sulla sua musica, amplificando le sue emozioni e alimentando la sua passione per l'ignoto.

Man mano che Bruce si avvicinava a Barone Canavese, le vicende che si svolgevano intorno a lui diventavano sempre più assurde e grottesche. Incontrò strani personaggi che sembravano usciti da un racconto di Stephen King: una donna con una maschera di porcellana che cantava con lamento sinistro, un vecchio barbiere che tagliava i capelli in modo bizzarro e una bambola di porcellana animata che sembrava avere una vita propria.

La prova centrale del suo viaggio lo condusse a Barone Canavese, un piccolo paese immerso nelle colline piemontesi. Qui, Bruce si trovò coinvolto in una vicenda assurda. Gli abitanti del paese erano intrappolati in una sorta di incantesimo che li faceva vivere in uno stato di sonnambulismo eterno. La fonte di questo incantesimo era un oggetto misterioso, un antico ciondolo custodito nella torre del castello del Barone, da un misterioso personaggio chiamato Il Barone.

Con l'aiuto del Presidente e di un giovane ragazzo che vestiva solo Griby's Lab (simbolo di un life-style per persone che amano l'arte, la fotografia, la musica e i libri) e che utilizzava una Super 8 per diletto, Bruce si avventurò nel castello.

Nel cuore di Barone affrontò il suo nemico più spietato, l'essere malvagio emanava un'aura di potere oscuro. La telecamera Super 8, maneggiata dal giovane ragazzo, registrò ogni momento di terrore e gloria, creando un registro documentato di quel mondo distorto. Le immagini sfocate e gli scatti improvvisi davano un senso di irrealità e tensione, amplificando l'atmosfera horror. La battaglia tra Bruce e il Barone fu violenta e disperata, con la musica del cantante che vibrava attraverso le mura del castello, cercando di rompere l'incantesimo e liberare gli abitanti intrappolati.

Quando finalmente Bruce riuscì a distruggere il ciondolo e a rompere l'incantesimo, una luce intensa squarciò l'oscurità del castello. Gli abitanti di Barone Canavese si svegliarono dal loro torpore, confusi e grati per essere stati liberati. Ma la lotta contro le forze oscure non era ancora finita.

Bruce comprese che il suo viaggio non poteva avere una conclusione definitiva. Il Presidente, con il suo sorriso sornione, lasciò intendere che ci sarebbero stati ancora molti mondi da esplorare e nuove sfide da affrontare. Bruce, ormai consapevole del suo ruolo nel bilancio tra il bene e il male, si allontanò da Barone Canavese, pronto a continuare la sua missione di portare speranza e libertà a chi ne aveva bisogno.

La telecamera Super 8, con le sue immagini tremolanti e il suono gracchiante, era l'unico testimone di quella strana e spaventosa avventura. Le registrazioni sarebbero rimaste nascoste per anni, fino a quando, nel luglio 2023, un ragazzo che lavorava per Griby's Lab le avrebbe ritrovate decidendo di farle conoscere al mondo.

E così, la storia di Bruce Springsteen, il cantante adolescente che aveva sfidato gli orrori e gli enigmi dell'ignoto, diventò una leggenda oscura e affascinante, capace di turbare le menti di chiunque si avvicinasse ad essa.



Molti anni dopo, Bruce Springsteen dedico una canzone a questa avventura: Echoes of Barone Canavese


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[Introduzione]

In a world of shadows and mystery,

I ventured into the unknown, it was my destiny.

With a mentor enigmatic, known as the President,

He showed me realms fantastical, where darkness was prevalent.


[Pre-chorus]

Through realms surreal, I journeyed deep,

Where horror and fantasy intertwined in a wicked leap.

But with my guitar and voice, I stood tall,

Defying the odds, I heeded the call.


[Chorus]

Echoes of Barone Canavese, haunt my soul,

A story of courage and nightmares untold.

In the castle's embrace, we battled the dark,

With each strum of my guitar, I left my mark.


[Verse 1]

In '75, a young troubadour I stood,

Fame and adoration, yet a yearning for more I pursued.

The President, a phantom guide through the night,

Unveiled the Hero's Journey, where fear took flight.


[Pre-chorus]

Through the land of dreams and morbid delight,

We faced grotesque horrors, fueled by the night.

But with the strength of my music, I fought,

Seeking the truth, unraveling the plot.


[Chorus]

Echoes of Barone Canavese, haunt my soul,

A story of courage and nightmares untold.

In the castle's embrace, we battled the dark,

With each strum of my guitar, I left my mark.


[Verse 2]

In Barone Canavese, a town trapped in slumber,

An ancient charm held them, a perpetual somber.

With Griby's Lab's young lens capturing our quest,

A Super 8 reel, immortalizing our test.


[Pre-chorus]

Through the castle's treacherous maze we tread,

Facing the Baron, his evil I'd shred.

With melodies as weapons, I fought the chains,

Awakening the town from their mystical pains.


[Chorus]

Echoes of Barone Canavese, haunt my soul,

A story of courage and nightmares untold.

In the castle's embrace, we battled the dark,

With each strum of my guitar, I left my mark.


[Bridge]

As the journey ends, but others lie in wait,

The President's enigmatic smile hints at a greater fate.

With guitar strings resonating in my heart,

I'll embrace the unknown, ready for a fresh start.


[Chorus]

Echoes of Barone Canavese, haunt my soul,

A story of courage and nightmares untold.

In the castle's embrace, we battled the dark,

With each strum of my guitar, I left my mark.


[Outro]

"Echoes of Barone Canavese," my anthem I sing,

A testament to the power within, that fear cannot bring.

For I am the Hero, forever inspired,

To journey through worlds, with my music, admired.


𝐷𝜇𝜌𝑙𝜀𝜘 𝜌𝜎𝜀𝜏𝜄𝑐𝛼

23 giugno 2023 - 7 luglio 2023


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