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ℍ𝕒𝕡𝕡𝕪 𝕏𝕞𝕒𝕤!









La consegna

Siete un elfo tossicodipendente che vive in Lapponia.

Babbo Natale è un dannatissimo bastardo che sotto le feste non vi lascia un attimo di respiro. Da quando è stata creata la Polvere di Stelle (che permette di non dormire per svariati giorni ma che crea anche una dipendenza da cui è quasi impossibile sfuggire) i vostri turni durano 48 ore e a malapena avete modo di andare in bagno.

Quali sono i vostri tormenti? 

Che cosa vi preoccupa del mondo di oggi?

Quali differenze avete trovato tra i bambini di una volta e quelli di oggi?




Zamu (@mister.zamu)


Gribor Life


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Mi ricordo ancora quel giorno in cui il Barone Gribor si propose a Babbo Red come nuovo investitore e imprenditore per la sua azienda. Babbo Red era già in perdita da millenni, con una situazione finanziaria peggiore di Tuvalu (stato col PIL piú basso). In effetti, aveva sempre gestito la sua impresa per il bene dell'umanità, trascurando le sue finanze personali. Ma con l'arrivo di Gribor, la melodia cambiò. I cambiamenti iniziarono gradualmente, dal rimuovere il distributore gratuito di caramelle elfiche fino ai turni massacranti di 48 ore consecutive. Sono convinto che quel dannato Barone abbia gettato una sorta di incantesimo su Babbo Red.

Con questi turni, mi sento sempre più esausto, e devo ricorrere alla polvere magica degli elfi, anche se so che pian piano sta riducendo la durata della mia vita. Ma non mi interessa, con questa stanchezza, la mia mente vaga tra i controsensi della nostra società moderna. Noi, infatti, viviamo in un mondo insensato. Siamo democrazie occidentali che enunciano la loro libertà di informazione fino a quando non emergono scandali come Cambridge Analytica, Snowden o Assange. Abbiamo davvero media liberi? Siamo davvero immuni dalla propaganda occidentale? Dopo questi scandali, sembra che la situazione non sia così, sembra quasi che la nostra democrazia ci avvolga da un tepore di libertà inesistente.

Per non parlare che i nostri dati vengono utilizzati per campagne politiche, i media sono corrotti per diffondere determinate informazioni e influenzare le masse. Sempre più mi chiedo cosa sia reale. Viviamo in un'era di guerre mediatiche, dove una notizia diventa rilevante per un breve periodo, finché non viene dimenticata completamente per notizie più allarmanti. Siamo come divoratori di notizie veraci, amiamo esprimere la nostra opinione sui social e poi la dimentichiamo dopo qualche settimana. Ma crediamo davvero in ciò che postiamo? O vogliamo solo ottenere like alle nostre storie su Instagram?

Inoltre, la nebbia per la storia contemporanea avvolge completamente il popolo italiano. Credo sia facilissimo trovare persone che non sappiamo nulla di Gladio, Loggia P2, Volpe 182. Perché lo stato non dà al cittadino la possibilità di comprendere l'Italia attuale? Perché la stessa cosa accade con nozioni di economia, finanza e giurisprudenza? Insensato che  il cittadino debba sentirsi smarrito in questo mare di leggi economiche e statali. E sono sicuro che questo accada anche in altri stati.

Il mondo si riempie la bocca di parole come libertà, democrazia, quando lo governano unicamente potere e forza. I deboli collassano di fronte allo strapotere delle potenze economiche. I popoli sono determinati da denaro e materie prime. Gli ideali, vengono utilizzati come mera scusa per giustificare i propri interessi. Cosa c'è di vero dietro ogni guerra per la libertà e la democrazia?

Ma possiamo credere che le persone sono davvero diverse dagli stati? Con una buona possibilità, molti non avrebbero difficoltá a tradire il loro migliore amico. I valori, le parole, dette fine ad allora, si frantumerebbero, di fronte a uno spiraglio di lusso, potere o soldi. Ma dov'è finita quella bella umanità decantata dai libri? Dove sono finite quelle emozioni che provavo prima dell'avvento di Gribor? Io non so più di chi fidarmi, ogni nuovo incontro è come una possibile freccia al mio cuore e al mio animo.

Ho paura che il mio cuore e il mio animo si frantumino come il piú debole dei cristalli in una gioielleria.

Mi sento come in una stanza oscura, il mio corpo è conficcato di pugnali e di sangue secco. Nemici passati ridono da lontano e mi sbeffeggiano per il mio fallimento. Sento piano decadere il mio animo un tempo buono e irrorato dalla serenità di Babbo Red ormai decaduto.




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Perché sembra, che qualsiasi ente non faccia quasi mai l'interesse del cittadino? Le banche non forniscono sempre informazioni chiare sui loro prodotti finanziari e a volte vendono prodotti solo per il proprio interesse. Dobbiamo stare all’erta ogni santissima volta che andiamo in una compagnia assicurativa per non finire in un loro tranello. Bisogna stare attenti quando si compra una macchina usata, ho storie terribili riguardanti queste vendite. Perché ognuno fa il proprio interesse e non quello della comunità? Perché dobbiamo sempre difenderci con i coltelli dell'informazione?

Apparteniamo all'epoca del consumismo sfrenato, alla ricerca della perfezione e delle novità, quando in realtà ci sentiamo sempre più soli, privi di una rete di valori e comunità che ci circondava una volta. Ma davvero abbiamo bisogno di tutti questi oggetti? Rimangono polverosi su una mensola, dimenticati rapidamente. Vengono utilizzati e dimenticati come un cambio di biancheria intima. Cerchiamo la piccola felicità istantanea senza cercarne una più duratura e stabile. L’essere umano moderno vive di piccoli petardi di felicità che si spengono in un alone di oscurità della nostra anima.

Siamo nell'epoca delle relazioni veloci, dove in poco tempo possiamo cancellare una persona, "ghostarla" come se non fosse mai esistita. I rapporti personali durano poco e spesso non si cerca nemmeno di superare la minima difficoltà. Persone così disumane che nemmeno riescono a dire addio. Senza contare che a prima vista sembrano ricchi di amici su social come Instagram e Facebook, like e reazioni abbandono sulla nostra autostima. Ma quanti di questi ci aiuterebbero in un momento di difficoltà? Chi tra loro non ci tradirebbe per un'opportunità maggiore?La societá moderna permette all’individuo un lento suicidio tra fast food ingurgitato ricco di conservanti e sostanze insalutari. I fumi tossici della cittá tra smog e scarti industriali. Il fumo delle sigarette, le lotterie o i centri scommesse capaci di distruggere la vita di un individuo in un click immediato. Il suicidio statale legalizzato e coperto di Marketing.Credo di non farcela piú, forse e´tempo di dire addio definitivamente a tutto, addio Gribor…




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Efed (@the_efed)


LAPPONIA 23


SINDACATO DEI LAVORATORI sede di ROVANIEMI

Dr. Saarinen: 

Buongiorno signor Elfo n. 14449556 come posso esserle utile?

Matricola 14449556:

Dolcegiorno caro Dr. Saarinen! Sono felicissimo di poterla incontrare, ecco alcuni bastoncini di zucchero per lei e per la sua famiglia!

Dr. Saarinen:

Grazie caro, non doveva disturbarsi, possiamo darci del tu se vuoi. Posso chiamarti M.1456? tu se vuoi chiamami pure Saara.

M.1456:

Onoratissimo dolce signore, io per dovere continuerò a darle del lei se non le arreco offesa.

Dr. Saarinen:

Nessuna offesa caro M.1456. Dunque cosa ti porta all’ufficio sindacale?

M.1456 :

Dolcissimo Dr. Saara, sono un Dipendente dell’antica azienda SANTACLAUSE SRL di San Nicola di Myra & Elfi. Il terribilissimo problema che sto riscontrando è che ogni giorno il sapore del miele è meno dolce del giorno precedente.

Dr. Saara:

Oh caro piccolo amico, capisco. Non sei il primo che lamenta questi disagi. Ed hai pensato quale può essere il motivo di questa brutta cosa che ti sta accadendo?

M.1456 :

Ho timore che il mio piccolo e santissimo corpo non sia più idoneo ad accontentare le richieste di tutti i bambini del mondo. In occidente le buone maniere si stanno diffondendo sempre di più e la lista dei Buoni sta raggiungendo numeri mai visti in precedenza. 

Dr. Saara:

Ah capisco, ma riguardo all’oriente? Non sono in egual modo aumentati i Cattivi?

M.1456 :

Dolcissimo dottore deve capire che il nostro venerabilissimo capo ha ben pochi accordi commerciali con l’oriente e sono tutti Paesi “Buoni”. Quindi tale incremento non ha influito in alcun modo sul totale che resta invariato, in sintesi i cattivi Cattivoni restano i Cattivi cattivoni di sempre! Ma i buoni ahimè sono sempre di più e noi elfi facciamo quel che possiamo per accontentare tutti!

Dr. Saara:

Caro M.1456 non abbatterti in questo modo tutto ciò non dipende da te e lo so benissimo. La tua azienda, si sa, negli ultimi anni è cresciuta molto. Purtroppo, il vostro fondatore SANTA CLAUSE ha una mentalità vecchia. Non si cura minimamente delle condizioni psicofisiche dei suoi dipendenti. Gira voce che all’interno della vostra azienda non siano concesse pause né ferie e che i turni durino più di 48 ore. Mi confermi?

M.1456 (orgoglioso):

Dolcissimo dottore nei giorni che precedono le festività, grazie alla polvere di stelle, riusciamo ad arrivare anche a turni di 72 ore consecutive! Il problema sono i bisognini, fortunatamente il nostro elfocapo tanto caro e buono ci ha dotato di Pannolini contenitivi.

Dr. Saara:

Ecco mi confermi un altro problema che già mi era stato segnalato ma pensavo fosse soltanto un caso isolato. Devo prendere atto che fa parte della politica aziendale drogare i dipendenti per farli lavorare continuamente. Guarda che ti vedo, hai gli occhi scavati sembri uno scheletro e la tua voce trema quando parli. 

M.1456 (sognante) :

Dovete vedere il sorriso di Santa Clause il 25 dicembre quando tutto il lavoro è stato compiuto!

Dr. Saara:

E per quanto riguarda lo stipendio, ti ritieni soddisfatto? 

M.1456:

Certo, a volte i biscotti glassati di zenzero non sono sufficienti a sfamarmi del tutto, però il mio elfocapo dice che se divento più veloce e preciso, mi darà anche un sacchetto di BonBon in più al mese come premio. Quindi devo soltanto impegnarmi di più. 

Dr. Saara:

Sei proprio sicuro? Guarda che se vuoi io posso fare richiesta per migliorare le tue condizioni lavorative che secondo me sono inaccettabili.

M.1456:

No caro signore è soltanto colpa mia, sono solo un gran brontolone! sono tutti troppo buoni e gentili con me, forse sono io che non sono abbastanza efficiente, dovrò concedermi meno riposo e aumentare il consumo di polvere di stelle! Dimentichi questa conversazione dolcissimo Dr. Saara. Ecco dei frollini burrosi per il suo disturbo.

Dr. Saara:

Allora grazie caro, resto a tua disposizione e buona giornata!

M.1456:

Le auguro una dolcissima giornata e buon Natale!


QUALCHE MINUTO PIÙ TARDI AL TELEFONO…

Dr. Saarinen:

Vostra Eccellenza posso disturbarla?

San Nicola di Myra:

OHOHOHOH, nessun disturbo caro dottore. Dimmi pure, hai fatto qualche peccatuccio?

Dr. Saarinen:

Vi chiamo per segnalarvi l’ennesima visita elfica presso il mio ufficio. A seguito di un’attenta intervista, sono qui a confermarle che la terapia con la polvere di stelle è efficace. Gli elfi percepiscono un lieve disagio, ma continuano ad essere focalizzati sul lavoro da svolgere. Le confermo che può continuare serenamente con queste modalità senza temere scioperi e proteste. Eventualmente aumenti le dosi di polvere nei periodi di punta ed eviti di concedere troppe ore di pausa tra un turno e l'altro… Perché, si sa, poi c'è il rischio che gli elfi abbiano tempo di pensare e questo noi non vogliamo che accada.

San Nicola di Myra:

OHOHOHOH, bene bene! grazie per il tuo dolce contributo! e la tua famiglia come sta? Ho saputo che anche quest’anno siete stati tutti Buoni e riceverete grandi regali.

Dr. Saarinen:

Sia sempre lodata la vostra eccellenza!

San Nicola di Myra:

OHOHOHOH, BUON NATALE!!




Mauro (@Mauro Rondoni)


Il Natale Rende Felici. 


Dicembre 1974. Avevo quasi quarant’anni e mancavano soltanto tre settimane a Natale. Era tardo pomeriggio, fuori il cielo si era tinto di nero ma dai balconi dei palazzi e dalle vetrine dei negozi lungo la via principale di Chivasso, risplendevano migliaia di punti luminosi colorati rendendo l’atmosfera tutt’attorno carica di magia. Stavo passeggiando con le mie figlie ed eravamo tutti e tre ansiosi di ritornare a casa per trascrivere sulla letterina da spedire a Gesù Bambino, le mille idee che avevamo accumulato in quei giorni, semplici regali che bambine di quell’età desideravano ricevere. Il dolce forno, le Barbie, pattini a rotelle e biglie di vetro stavano orbitando attorno alla loro testa quando un urlo agghiacciante irruppe in quell’atmosfera natalizia. 

“Il Krampus, il Krampus! Scappate! Presto, scappate via!”. Un uomo ben vestito stava correndo verso di noi quanto più veloce fosse in grado di correre. Urlava, si sbracciava e correva con gli occhi fuori dalle orbite come se avesse avuto il fuoco dentro. Non avevo ancora capito cosa si stesse materializzando lì, proprio davanti ai miei occhi. L’uomo distinto era inseguito da un essere immondo che aveva sembianze mostruose, animalesche e grugniva peggio di un porco ferito a morte. Il demone indossava un abito lacero, sporco e puzzava di carogna. Rincorreva chiunque si presentasse davanti ai propri occhi indemoniati ma finalmente capii, per mia mera disgrazia, che la sua preda non era l’uomo elegante… ma io. La bestia si bloccò davanti a noi tre e, allontanate le mie bambine in quello che al momento pensai fosse il luogo più sicuro per loro, sotto una panchina in granito, si erse in tutta la sua prepotenza difronte all’uomo indifeso che ero io. Sbavava e ghignava soddisfatto il diavolo mentre io ero completamente paralizzato, incapace di formulare una sola parola, incapace di reagire ma poi, sarei stato in grado di ribellarmi o fuggire temendo per la sorte delle mie adorate? Frugò tra le sue mille tasche di quell’abito fatiscente continuando a ringhiare poi, da un palmo di una mano putrida, ne ricavò una polvere bianca che piazzò davanti ai miei occhi impauriti.

“Ora sei mio!” Sentenziò il Krampus. Soffiò il suo alito velenoso sul suo palmo steso difronte al mio naso. Una nube biancastra si levò alta sopra la mia testa e mi investì ed io, dopo pochi istanti, persi i sensi. Mi risvegliai per il freddo, Dio mio quanto freddo faceva. Avevo i brividi e le punte delle dita erano sulla soglia della ipotermia. Aprii gli occhi sperando di rivedere Maddalena e Marina come le avevo lasciate tra gli addobbi natalizi ma la desolazione fu istantanea. Galleggiavo sospeso nell’aria gelida su una slitta trainata a tutta velocità non so da chi o da che cosa. Ero insieme a centinaia di altri persone, uomini e donne di età diverse tutti terrorizzati come me. Di tanto in tanto il Krampus, che era alla guida della slitta nel cielo stellato, lanciava alle sue spalle nuvole di polvere bianca, la stessa che mi aveva fatto respirare quando mi catturò.

“Respirate brutte canaglie, respirate bene, il viaggio è ancora lungo!”. Rideva e lanciava polvere e noi, respirando a pieni polmoni, precipitavamo nuovamente nel mondo degli incubi mentre l’aria gelida, ci spazzolava i capelli.

Non potrò mai dimenticare quella notte, la prima notte che giunsi al campo, e che ha trasformato la mia vita in una lunga ed interminabile notte maledetta. Notte da cui non mi sono mai più risvegliato. Non potrò mai dimenticare i volti terrorizzati ed indifesi di tutti i miei compagni di viaggio ancora stipati nella slitta. Non potrò mai dimenticare quando si aprirono le porte della slitta ed il Krampus, ci intimò di scendere brandendo in aria una mazza sporca di sangue. Non potrò mai dimenticare quando voci espresse in una lingua incomprensibile, ci intimarono di spogliarci completamente e di lasciare a terra tutto ciò che avevamo addosso. Non potrò mai dimenticare quel gelo tagliente di quando i miei piedi nudi, toccarono la neve a terra e le mie dita si ritirano cercando inutilmente protezione. Non potrò mai dimenticare quando, spogliati di tutto, eravamo in una fila rigorosamente in silenzio, e renne tenute a bada da lunghe catene ci bramivano contro il loro fiato terribile. Non potrò mai dimenticare quella scritta in zucchero filato posta in alto all’ingresso del campo “Il Natale rende felici”. Non potrò mai dimenticare infine, quegli istanti che uccisero per sempre il mio Natale e trasformarono i sogni di padre in ricordi perduti per sempre. 

Dal respiro denso e rumoroso dei cervidi, sbucarono degli strani individui tutti vestiti di verde. Sul lato sinistro della loro giubba, all’altezza del petto, portavano cucita l’immagine di un albero di Natale capovolto. Erano uomini e donne come noi, ma in loro non c’era disegnato il nostro terrore. Urlavano e davano ordini, qualcuno in modo maleducato e minaccioso mostrando denti affilati e sporchi di sangue, altri non parlavano e non ci guardavano negli occhi. Uno gentile mi si avvicinò, era molto più giovane di me. A piccoli gesti, la lingua in cui si esprimeva sussurrando non l’avevo mai sentita, mi disse di non fare domande e di eseguire gli ordini impartiti, in questo modo nessuno mi avrebbe fatto del male. Mogi e rassegnati ce ne stavamo lì, nudi ed in silenzio in fila da qualche ora ormai, a battere i denti aspettando che qualcuno si degnasse di dirci cosa fare o dove andare. Se si fosse presentata la morte in persona, ci sarei andato incontro di corsa a braccia aperte.

Finalmente qualcosa o meglio, qualcuno, ruppe la staticità di quel momento paradossale. Le renne ringhianti si ritirarono di qualche passo ed anche quelle figure vestite di verde arretrarono un poco mantenendo sempre alta la guardia. Un uomo grande e corpulento, con un lungo camice bianco addosso e guanti in pelle nera si avvicinò a noi. Seppi più tardi che il suo nome era Alabaster Snow Ball ed era il responsabile della lista degli ospiti del campo. Era lui a selezionare tutte le risorse appena giunte in quel luogo gelido e remoto chiamato Lapponia. Passeggiava avanti e indietro scrutando gli occhi di noi tutti intimoriti. Bastava uno sguardo solo ed il suo indice rivestito di nero indicava a destra quelli destinati alla costruzione dei giocattoli, e sinistra invece quelli destinati alla consegna dei doni natalizi. Io fui destinato alla fabbrica dei giocattoli.

Realizzate due file ordinate, marciammo verso due lunghi capanni in muratura con le renne al seguito, pronti a sbranare chiunque fosse rimasto indietro o fosse caduto a terra. 

Ci fermammo di fronte ad un grande portone chiuso. Un rumore stridulo ed assordante di ferraglia arrugginita e le due ante ci accolsero in uno stanzone buio ed umido. Ci fecero entrare spingendoci con violenza e ci trovammo ammassati l’un l’altro. Il grande portone si richiuse dietro le nostre spalle e dopo solo pochi istanti, avvertimmo uno strano sibilo giungere dall’alto delle nostre teste. Guardammo tutti per aria, luci al neon dopo aver sfarfallato, ci restituirono alla vista un soffitto imperlato di rosoni d’acciaio dalla quale ci spiovve addosso una strana polvere di colore giallo brillante. La nube ci investì completamente, avvertimmo un profumo intenso ed un gusto piacevolmente agrumato, leggermente amarognolo. Era polvere di stelle. 

Ridemmo tutti di gusto e ci sbracciammo cercando di ingoiarne dalla bocca e dal naso il più possibile, ci faceva stare bene, altro che quella bianca soffiata dal Krampus quando mi rapì. Di colpo ci sentimmo euforici, carichi d’energia dimenticando quasi per un istante tutte le vicissitudini che ci avevano portato in quel campo infernale fatto di neve, ghiaccio e gelo.

Dopo quella doccia polverosa tuttavia clemente, ci raparono completamente e ad ognuno di noi venne inciso sull’avambraccio sinistro, un simbolo del Natale. A me venne tatuata una candela accesa ad altri invece, chi l’immagine di Babbo Natale sorridente e felice, chi una stella cometa o altro ancora. Ci fecero poi vestire con le stesse e identiche divise di chi ci accolse fuori appena scesi dalla slitta. Ci radunarono nuovamente e ci urlarono addosso che il padrone del campo era Babbo Natale, in gergo il Bastardo, e di abbassare lo sguardo nel caso in cui lo si incrociasse durante i suoi giri d’ispezione anche notturni. Mi guardai per un attimo attorno e presi coscienza del fatto che ci stavano togliendo ogni cosa del nostro passato. Eravamo tutti simili, pelati, tutti con gli stessi vestiti e le stesse scarpe, tutti con lo stesso sguardo perduto, in una parola, tutti esseri privi di nome e distinzioni. Credo non sarebbe stato possibile fare più male a uomini e donne che togliere loro la propria essenza umana. Questo ci fecero giunti al campo, togliere qualsiasi cosa che potesse distinguerci gli uni dagli altri.

Ci guidarono infine, verso la postazione finale di ciascuno di noi ed io, iniziai così il mio malinconico e monotono quotidiano.


Dicembre 2024, mancano solo tre settimane a Natale. L’interminabile permanenza in questo campo mi ha trasformato in un elfo tossicodipendente, due volte al giorno mi faccio di Polvere di Stelle. Il primo giro me lo sparo poco prima di prendere servizio, il turno di lavoro dura 48h consecutive e senza la polvere, non riuscirei a sostenere il ritmo e mantenere la produzione. Ho visto compagni di lavoro massacrati di botte da Fred Claus, il fratello del Bastardo, solo perché avevano chiesto di andare al cesso. Il secondo bagno di polvere invece, me lo faccio con più gusto quando vado a coricarmi perché quella seconda sniffata, mi fa volare in quel lontano dicembre del 1974 quando nella via centrale di Chivasso tenevo ancora per mano i sogni di due bambine, le mie bambine, e quando tutto ebbe inizio. 

Baracca 16, linea 7, postazione 39. Da allora sono assegnato al confezionamento di ciò che la linea produce per bambini maschi. Appena arrivato in questo campo infernale, ho iniziato ad inserire in un sacchetto le biglie di vetro per giocare in cortile o al parco con altri coetanei. Oggi confeziono videogames in cui le skin dei famosi personaggi con la quale i giocatori si rappresentano, si massacrano di botte, rubano auto o si sparano per uccidersi sfidandosi eccitati all’interno delle proprie mura domestiche. Se mi rispedissero indietro nel mondo che ho lasciato senza la mia polvere, mi sparerei in bocca.   

Per sopravvivere ho imparato a parlare il sindarin, la lingua dei dannati di questo campo assurdo e ho conosciuto tutti quelli che sono a corte del Bastardo per starne alla larga, come Bushy Evergreen, un ingegnere psicopatico e sanguinario. Lui è a capo della divisione che inventa giochi bellici e prima di metterlo in produzione li testa qui al campo spargendo sangue ovunque. Pepper Minstix, il responsabile della guardia armata a protezione di Babbo Natale. Mitraglia senza pensare su chiunque osi avvicinarsi al Bastardo. E poi quello alto e biondo con le lunghe trecce folte, Wunorse Openslae detto il vichingo, colui che addestra le renne del campo, sia quelle destinate alla slitta volante, sia quelle che accolgono i nuovi arrivati. Ho visto con i miei occhi, la ferocia con cui si accaniscono su quei poveri cristi che hanno tentato di ribellarsi riducendoli in poltiglia di carne e ossa. 

E così vivo i miei giorni nell’anonimato, schivando tutti, guardando sempre in basso e facendomi due volte al giorno di polvere di stelle. Sono un tossicodipendente, lo so, non mi vergogno d’esserlo e non me ne importa un accidente perché ho il pensiero fisso sulle due bambine che ho lasciato nel centro di Chivasso un tardo pomeriggio di dicembre del 1974 e che ho perduto. Erano semplici bambine e come tutti i bambini, amano Babbo Natale e ne benedicono l’arrivo per i doni che riceveranno, per le vacanze e l’assenza dei compiti, per le abbuffate di dolci e per andare a letto tardi. Dunque, sia benedetto l’arrivo del Natale perché…

Il Natale rende Felici.




Igor (@gribyslab)





22.12.2023

Diario di Pepper.

Mi guardo allo specchio, fisso le mie iridi dilatate. Ho una narice sporca di Stelle.

Dai polmoni sale un grumo di catarro che scaravento nel lavandino.

Mancano un paio di giorni a Natale, il freddo in fabbrica è diventato un problema secondario rispetto alla fatica dell'impacchettare tutto in tempo. Kili e kili di oggetti dentro a scatoloni di cartone. Felicità materiale. Maglioni, videogiochi, profumi, giocattoli. Ogni genere di presente che gli umani desiderano o immaginano passa da noi.

Prendo la provetta, la porto alla narice sinistra e faccio un rapido tiro. Il quindicesimo delle ultime tre ore. Alzo il volto e guardo in alto, fisso una triste finestra da cui non entra luce, vedo il cielo nero, timidi fiocchi di neve.

Fottuta Lapponia.

Babbo ha creato segretamente la Polvere per tenere il ritmo di un mondo sempre più globalizzato e incapace di staccarsi dagli oggetti.

La mia finta pausa è finita.

Mi aspettano ancora 40 ore di lavoro, quest'anno detestiamo KLASK un dannatissimo gioco da tavolo che ha iniziato a spopolare la scorsa settimana su TikTok.


N̷o̷n̷ p̷o̷s̷s̷i̷a̷m̷o̷ m̷o̷r̷i̷r̷e̷, a̷l̷t̷r̷i̷m̷e̷n̷t̷i̷ s̷a̷r̷e̷b̷b̷e̷ q̷u̷e̷s̷t̷o̷ c̷h̷e̷ t̷u̷t̷t̷i̷ g̷l̷i̷ e̷l̷f̷i̷ d̷e̷s̷i̷d̷e̷r̷e̷r̷e̷b̷b̷e̷r̷o̷ p̷e̷r̷ N̷a̷t̷a̷l̷e̷.




Giacomo (@giacomo.pirovano)



Tenente Colonnello Lawrence: Lo sa, Sergente Hara, che lei è umano in fondo?

 

[...]

 

Sergente Hara (ride): Lawrence-san! Conoscete Babbo Natale?

 

[...]

 

Ten. Col. Lawrence: Sì, Hara-San. Babbo Natale significa Santa Claus. 

 

Serg. Hara (ride): Questa notte sono io Babbo Natale![1]

 

 

Natale 2023[2]

 

Cara bimba delle isole del sud.

Mi dicevi, col muso perplesso, - vorrei proprio vederti -, quando ti confessavo le mie velleità. Ora, attraverso queste parole, non potrai vedermi ma almeno immaginarmi. Dopo una torrida estate di dolore e un tiepido autunno di solitudine ho preso la mia decisione. Eccomi qui, nella gelida notte di mezzogiorno, tra iperboree foreste e sopra una terra tanto dura da spezzare le vanghe. In prima linea nella marca di Inari, a poche miglia dalla lenta e inesorabile avanzata delle orde d’oriente. Soldato semplice Jakobsen, 27o reggimento di fanteria ‘Pèrkele[3]’, 17o divisione, decimo corpo d’armata lappone[4]. Sopporta ancora una volta il meticoloso racconto di tutte le mie cose e lascia che ti liberi dalla disinformazione.

Da tempo gli elfi sissit[5], infiltrati nelle verdi profondità delle taighe careliane, avevano avvistato le eterne colonne amorfe di bruti della Rus’. Covavano maldestramente i loro movimenti sospetti e questo faceva presagire il peggio per la nostra terra e l'Europa tutta. Se volevamo la pace, era necessario prepararsi… al più presto. Tra il 27 e il 28 messidoro di questo sciagurato anno (15 e 16 luglio per le tue cattolicissime isole del sud) il nostro Babbo Sinterklaas, Conducӑtor della Libera Repubblica di Sapmi[6], in groppa alla sua imponente renna (il Cristo dei lapponi[7]) adunò tutto il popolo di Rovaniemi[8]. Snudato in alto il suo santo puukko[9], brillante alla luce del sole di mezzanotte, spirito della lotta finnica durante la talvisota[10], si assurse a capo della tenace difesa della ‘Fortezza Rovenjarga[11] contro la macchina degli orcussi, contro il destino finale dell'occidente senza dio.

Sin dall'inizio delle ostilità, tutte le industrie elfiche sono state convertite nella produzione per sostenere il conflitto: si è smesso coi giocattoli per dedicarsi a oggetti di distruzione e divertimento per adulti. Non potevo accettare di servire da costruttore anche quest’anno e sono partito come volontario. Faccio la sentinella per quarantotto ore filate; la mia droga, l’unica, che - mi piace troppo - e che - ho solo questo vizio, lasciatemi stare! -, come sai me lo permette. Dall’inferno delle fabbriche di Rovaniemi dunque ci portiamo dietro solo la dipendenza da pervertin[12] o, per gli amici, polvere di stelle. Per il resto si è tagliato di netto con quella mezza esistenza.

Poi ci sono gli umani. Dopo molti inverni dedicati a raccogliere ed esaudire i desideri di tutti i piccoli, questo Natale invece è proprio il nostro Babbo a desiderare qualcosa da quegli stessi bambini, ormai giovani adulti; quest’anno le missive si muovono in senso contrario, da Rovaniemi infatti raggiungono le case di tutti i nostri cittadini. Le armate umane sono rigorosamente inclusive, come piace a voi in sud Europa: è stato infatti riformato, dopo ottant'anni, il corpo delle Lotta Svärd[13]. Mi devo lamentare di loro? Questi giovani volontari hanno i volti pieni e il primo giorno sono volenterosi, appena scesi dalla tradotta. Poi, quando si bruciano il primo dei tre miracoli sopravvivendo a un bombardamento e vedono la brughiera ghiacciata arrossarsi[14], i loro visi subiscono come una metamorfosi e l'entusiasmo si raffredda. Anche il più innocuo rumore sembra una terrificante minaccia. Questi fanciulli allora assumono lentamente i connotati degli eroi del Kalevala[15], antichi musi emaciati, corrosi dal freddo orrore del fronte artico. Hanno paura al punto di rimettersi a pregare. Alle nostre spalle c’è il grande lago di Inari; a quanto pare sono numerosi i fanti che, durante il breve riposo nelle retrovie, invece di dormire passano le notti a praticare riti dimenticati sull’isoletta di Ukoonsaari, ricordata anche da quell’italiano, Malaparte[16]. Non sanno più a che demone appellarsi; sono semplicemente umani coraggiosi che attraversano la paura.

Mi indignano invece quegli altri. Anche qui giungono notizie su quel che succede in tutta Europa, di mocciosi che imbrattano opere d’arte e bloccano strade, che odiano le armi e vogliono la pace. Vogliono la morte, dunque? Preferisco non andare troppo a fondo e mi limito, carissima creatura, col dirti questo: non farti plagiare dalla propaganda dei tuoi amichetti di città, quelli che si fanno chiamare intellettuali. Il nostro Babbo Sinterklaas non ha compiuto o dichiarato nulla che potesse suggerire una Sua mira espansionistica verso oriente. È solo un pretesto quello della presunta alleanza militare tra i popoli della Fennoscandia e le aquile nere dell'impero d'occidente.

Tutto questo però è secondario. Ciò che conta è che ora sono qui, dove il ribollire dell’artiglieria si inabissa nell’orizzonte del buio glaciale e fa tremare il Juutuannjoki e il Paatsjoki[17], che si perde frastagliato e immobile fin dentro la terra nemica. Qui dove la voce lontana della bocca della mitraglia, dal timbro fragile lenta si spande, eppure con che vigore non tace! Qui per trovare un significato alla mia esistenza, per dimostrare a me stesso di essere un vero elfo; non ho potuto nella civiltà, dunque tenterò nella barbarie. Poi un giorno pure tutto questo avrà fine e allora sarà per sempre pace.

 

Ti saluto con un brindisi che utilizziamo noi da un po’, infatti non è più d’uso il norreno skol ma

 

morte all’invasorǝ! (anche per la tua piccola, piccolissima, libertà).

 

 

 

Non qui per godere, qui per combattere

 

Volontario Jakobsen, soldato semplice, decimo corpo d’armata lappone




[1] dialogo tratto da Furyo (Merry Christmas, Mr. Lawrence), di Nagisa Ōshima (1983).

[2] durante la lettura, consiglio l’ascolto del brano Merry Christmas Mr. Lawrence di Ryuichi Sakamoto.

[3] cfr. Curzio Malaparte, Kaputt, 2014 Adlephi, p. 221: ‘Pèrkele, in finnico, vuol dire semplicemente - diavolo -, ma è una di quelle parole che in Finlandia non si debbono mai pronunciare; qualcosa come la parola inglese bloody, al tempo della Regina Vittoria’.

[4] cfr. con la figura del protagonista di El Alamein – La linea di fuoco, il soldato Costa (film di Enzo Monteleone, 2002).

[5]       cfr. Malaparte, op. cit., p. 67: ‘I sissit sono gli esploratori finnici, i lupi della guerra nella foresta. Sono in gran parte giovani,      

         molti giovanissimi, alcuni proprio ragazzi. Appartengono alla razza solitaria e taciturna degli eroi di Sillanpää. Vivono tutta

         la vita nel profondo della foresta, vivono come un albero, una pietra, un animale selvatico.’

[6]       Sapmi: Lapponia.

[7]       cfr. Malaparte, op. cit., p. 373 ‘- La renna è il Cristo dei làpponi - dice Kurt Franz’.

[8]       Rovaniemi: capitale lappone.

[9]        puukko: pugnale tradizionale finlandese.

[10]      talvisota: guerra russo-finlandese (1939 - 1940).

[11]      Rovenjarga: nome della città di Rovaniemi in sami.

[14]      cfr. Ernst Junger, Nelle Tempeste D’acciaio, Guanda 2019, p. 7: ‘La strada era arrossata da larghe chiazze di sangue; elmetti e cinturoni crivellati dalle schegge erano dispersi tutt’intorno […] I miei occhi erano come calamitati da quello spettacolo, mentre una profonda metamorfosi si stava producendo dentro di me. […] notai che l’incidente aveva già raffreddato gli entusiasmi guerreschi di molti. E, in verità, anch’io ero rimasto turbato. Ne ebbi conferma dalle sensazioni uditive: anche il rumore di un carro sulla strada diventava il rombo malefico di un proiettile micidiale’.

[15]      cfr. Malaparte, op. cit., p. 62:  ‘L’inverno era stato terribile: il freddo spaventoso, la fame, gli stenti, le fatiche, avevano scarnito il viso del popolo finlandese. I lineamenti duri, ossuti, degli eroi del Kàlevala, quali li ha dipinti Gallen Kàllela, erano riapparsi nei volti pallidi e magri’.

[16]      cfr. ivi, p. 372: ‘Fra le cento isole sparse in mezzo al lago mi appariva l’isoletta sacra dei làpponi, l’Ukonsaari, il santuario pagano più celebre di tutta la regione di Inari. Là, in quell’isoletta in forma di cono, che il sole notturno tinge di rosso come il cono di un vulcano, gli antichi làpponi convenivano, in primavera e in autunno, per sacrificare le renne e i cani ai loro dèmoni. E ancor oggi i làpponi hanno il timor sacro dell’Ukonsaari, non vi approdano che in certe ricorrenze, mossi da un ricordo inconscio, forse da un’oscura nostalgia, delle antiche cerimonie pagane’.

[17]      Juutuannjoki, Paatsjoki: fiumi tra Lapponia e Russia.






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9 dicembre 2023 - 23 dicembre 2023



Auguri di Buone Feste dal Club del Libro dei Branzini!

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