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Lɑ Signoɾɑ Teɾnisiɑ




La Signora Ternisia è un’anziana donna di 72 anni dall’animo buono e gentile.

Adora i bambini. È alla costante produzione di torte e biscotti, e in casa tiene sempre una dispensa ricolma di dolci e delizie salate da donare ai piccoli che incontra nel suo tragitto verso il centro di Monstra, un paesino del Piemonte situato nelle colline poco distanti dal Lago di Viverone.

Si conosce poco del suo passato, prima di trasferirsi a Monstra aveva vissuto con la propria famiglia a Roma ma non ha mai raccontato a nessuno di quel periodo della sua vita.


Gli abitanti del paese, circa 1000 anime, adorano la Signora Ternisia.

I bambini, con grande dispiacere dei genitori, un po’ meno.


Ciò che incute timore nelle testoline della cinquantina di bambini di Monstre si può giustificare per buona parte con l’aspetto fisico della Signora Ternisia.

Infatti l’anziana ha un particolare tratto fisico che, a prima vista e con affrettati pregiudizi, può condurre a valutarla come un essere… malvagio.

La Signora Ternisia è poco più alta di un bambino, veste sempre con vestiti floreali con i colori tendenti al viola e si profuma spesso con uno di quegli aromi attempati che tutti quanti, in un modo o nell’altro, conosciamo.

Le braccia sono due stecchini che all’apparenza sembrerebbero deboli ma che in realtà riescono a essere estremamente funzionali, soprattutto ai fornelli.

Il volto è solcato da profonde rughe e i riccioli capelli cenerini sono curati ogni mattina.

Infine il suo tratto distintivo: la dentatura.

La Signora Ternisia presenta un’esasperata dentatura, così prominente da non riuscire quasi a nascondere i denti sotto le labbra. Le grottesche dimensioni della sua bocca amplificano quel tratto rendendo il volto della Signora Ternisia un incubo per la maggior parte dei bambini.

Ormai la scena di un piccolo di umano che piange a dirotto, tenendo per mano la propria mamma, di fronte alla Signora Ternisia è cosa quotidiana.

Il volto dell’anziana non è sempre stato così: da una decina di anni la crudele vecchiaia ha iniziato a scavare profondi solchi nel derma, deformando i tratti della dolce Signora.

Nei primi mesi di quel crudele scherzo del destino l’anziana tentava di coprire il proprio volto con degli indumenti ma con l’arrivo della bella stagione non riuscì più a sopportare tale penitenza e decise di lasciare che il mondo la giudicasse per quello che era diventata.


Gli abitanti del paese, con sua grande sorpresa, furono abbastanza comprensivi. Nessuno le fece mai notare quel cambiamento, neanche i ragazzi più grandi ci scherzarono mai sopra.


Tra le decine di bambini che in questo anno scolastico si sarebbero apprestati a fare il primo anno di scuola primaria c’era Ginevra, la minuta bambina figlia dei proprietari della libreria locale.

Nel 2022 era difficile credere che una libreria indipendente, posta in un piccolo paesello del Piemonte, potesse resistere alle prove degli e-commerce, supermercati e via dicendo.

Ma la Libreria Libàr Cuntaint (“libro felice” nel dialetto piemontese) riusciva a dimostrare a tutti l’opposto.

Gran parte dei proventi arrivavano dai testi scolastici, da un piccolo Club del Libro e da un paio di giovani lettori appassionati che permettevano a Giovanni e Alessandra di guadagnarsi da vivere.


Ginevra era una bambina molto sveglia, sapeva già quasi leggere, non vedeva l’ora di iniziare la scuola. Adorava i cartoni animati Disney e le piaceva vedere le partite del Toro con papà.

La sua più grande paura erano i cani di grandi dimensioni. Questo terrore era dovuto al fatto che qualche mese prima, uno dei cani del vicino dei nonni materni, le aveva ringhiato molto vicino al volto. Era diventato un incubo che l’assaliva durante la notte e a cui i genitori stavano cercando di trovare rimedio (da qualche settimana valutavano l’acquisto di un cucciolo; erano convinti che mostrando quanto potessero essere dolci e fedeli, Ginevra avrebbe finalmente sorpassato quel trauma).

La piccola passò l’ultima settimana di vacanza ad ordinare e ad utilizzare l’astuccio con le nuove biro e le nuove matite. Apprezzava l’aroma del carboncino della matita quando si faceva la punta con il temperino, adorava i colori vivaci dei pennarelli Carioca ma soprattutto adorava scarabocchiare sulle pagine di vecchi quaderni.

Il giorno prima dell’inizio della scuola sorse un grosso problema: la nonna paterna (Verena) nella notte tra il sabato e la domenica era stata vittima di un incidente domestico, scendendo le scale per raggiungere il piano terra si era inciampata in malo modo nella propria vestaglia, cadendo rovinosamente a terra e fratturandosi il femore.

Ginevra, insieme ai suoi genitori, aveva passato la domenica in ospedale per stare vicino alla nonna.

Nella giornata seguente sarebbero stati effettuati ulteriori accertamenti e il papà sarebbe dovuto essere tassativamente presente.

Una piccola parte della felicità e dell’entusiasmo di Ginevra, per l’inizio della scuola, era stata crepata per via dell’incidente della nonna. Ora, con questa notizia, la crepa si fece ancora più grande: si sapeva da tempo che la mamma non ci sarebbe stata per accompagnarla al primo giorno di scuola, aveva un impegno di lavoro inderogabile e urgente a Torino, “lunedì ti accompagnerà papà, mentre martedì ci sarò io.” Aveva detto la mamma il mese scorso.

Adesso però che anche papà non ci sarebbe potuto essere significava solo una cosa: sarebbe stata accompagnata a scuola dalla temibile anziana lettrice amica dei suoi genitori, la Signora Ternisia.

Ginevra fece i capricci per un po’ durante quella domenica pomeriggio, solo nonna Verena fu in grado di farle tornare il sorriso con qualche battuta delle sue. La bambina percepiva che l’anziana non era nelle forze piene di vita con cui l’aveva sempre vista, ma cercava di non darci peso.

Tornati a casa i genitori cercarono di distrarre quanto più possibile la piccola, guardarono per la quinta volta Raya e l'ultimo drago e poi si coricarono tutti quanti a letto.

Nella piccola mente i draghi Kumandra cibarono l’enorme fantasia di Ginevra e la preoccupazione per la terrorizzante accompagnatrice che avrebbe visto il giorno dopo si affievolì.



Papà e mamma la svegliarono abbastanza presto, Ginevra si prese il suo tempo per assestare i piccoli occhi stropicciati dal sonno in compagnia di Morfeo. Quando realizzò che questo era finalmente il giorno tanto atteso si alzò di fretta dal letto e raggiunse la mamma in cucina. Fece tutti i piccoli doveri che le vennero assegnati e quasi una mezz’ora dopo le venne in mente il triste destino che l’attendeva: la Signora Ternisia.

Sarebbe stata lei ad accompagnarla.





Il campanello suonò. Era già qui.

Papà e mamma salutarono Ginevra con grossi baci e grandi abbracci, poi l’accompagnarono in sala dove ad attenderla, in un angolo poco illuminato c’era lei.

Le bastò vedere una parte del prominente profilo della Signora Ternisia per affondare in un isterico pianto.

I genitori se lo aspettavano, ma contavano che con un po’ di fortuna Ginevra superasse quella stupida paura e iniziasse a fidarsi della Signora.

D’altronde si erano già conosciuti molte volte in precedenza e l’anziana le aveva sempre offerto dei dolcetti favolosi che Ginevra non riusciva a trovare da nessun’altra parte.

Fu proprio tramite uno di quei dolcetti che la Signora si avvicinò a Ginevra la quale, alla vista della lucente carta turchese, smise di singhiozzare e allungò la manina verso l’anziana.

I grandi si misero a ridere, la bambina non ne capì bene il motivo ma non le importò. Il dolce sapore del cioccolato al latte della Signora Ternisia si stava sciogliendo sulla lingua e non c’era cosa più bella.

I genitori ringraziarono svariate volte la Signora, poi si apprestarono a salutare nuovamente Ginevra che oppose un po’ di resistenza fino a quando l’anziana non le propose di giocare insieme a Memory di Raya.


La mezz’ora che seguì fu parecchio divertente per la piccola Ginevra, Ternisia scherzava parecchio. Aveva mostrato a Ginevra uno strano suono che riusciva a produrre posizionando in modo particolare le labbra sotto alla grottesca dentatura, sembrava un richiamo per qualche animale selvatico.

E a Ginevra faceva morire dal ridere.

Quando fu ora di andare a scuola l’anziana si alzò e andò a recuperare lo zaino di Ginevra.

“Lo tengo io fino alla scuola, poi una volta arrivati là lo mettiamo sulle spalle, va bene cucciolo di drago?” la piccola confermò con un energico movimento del capo.

Scesero in strada e iniziarono a percorrere la strada verso la scuola. Si trattava di un dieci minuti di camminata lenta, era abbastanza vicina.

La Signora Ternisia porse la mano alla piccola che, dopo aver valutato un attimo il da farsi, decise di stringere la manina a quella dell’anziana.



“Brava Ginevra, così non corri pericoli…”

Proseguirono per diversi metri quando, chiacchierando del suo cartone animato preferito e poco prima della svolta per la via in cui risiedeva la scuola, uno strano suono iniziò a propagarsi nella via.

Ginevra alzò lo sguardo verso la Signora Ternisia, l’anziana si stava guardando attorno per capire da dove potesse provenire. Sembrava abbastanza preoccupata.

La piccola iniziò ad agitarsi, nel petto sentì il piccolo cuore dare una decisa accelerata.

“Signora Ternisia, che cos’è questo rumore?”

“Non lo so piccola, ma siamo quasi arrivati, non preucco…”

Il rumore si fece ancora più forte, si trattava di un ringhio.

Il ringhio di un cane.

L’animale apparve poco dopo da una stradina posta alla destra rispetto a dove Ginevra e Ternisia stavano camminando.

Con un rapido scatto l’anziana spostò la piccola alle sue spalle e cercò di scacciare il cane battendo le mani.

Non fu affatto una buona idea, il cane spalancò le fauci e si fece più vicino. Stava preparando la carica.





Fu in quell’istante che la piccola Ginevra iniziò a credere nella magia:


La Signora Ternisia fece un passo avanti e spalancò in modo innaturale la propria bocca.

La bambina vide questa scena di profilo, le dimensioni dell’apertura delle labbra della Signora Ternisia raggiunsero quasi il terreno e, nel giro di un secondo, il feroce animale venne assorbito all’interno emettendo un forte flash nel momento in cui svaniva nella cavità boccale della vecchia.

Ginevra si coprì gli occhi per non restarne accecata. Il battito cardiaco prese a tranquillizzarsi.

Tolse le mani dal volto solo nel momento in cui non sentì più nessun rumore.

La Signora Ternisia si avvicinò a lei e prese ad abbracciarla.

La piccola non si era mai sentita così tanto protetta prima d’ora. Ricambiò l’abbraccio in modo energico.



“Ginevra, che ne dici se questo diventerà il nostro piccolo segreto?”

“Sì, va bene signora Ternisia e… e grazie.”

L’anziana poggiò la guancia destra di fianco al volto della piccola e l’abbracciò ancora una volta.

“Ora su, come se non fosse successo nulla. Vabin?”

“Sì! L’aver battuto forte le mani deve aver spaventato per bene quel maledetto cane.” Rispose la bambina.

“Hai ragione Ginevra, si è spaventato per bene dopo quel gesto.” disse la Signora Ternisia facendo l’occhiolino alla piccola, che ricambiò con un sorriso.







🥚🐇 Felice Pasqua e Pasquetta 2022, Lettori Corvidi! 🐣🍫



Una produzione:


Testo di Igor Gribaldo

(@gribyslab)


Illustrazioni di Slendyenne

(@a.ei.pathy/Verena Baroni Niemen)



I. G.



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