ยฉ Hotpot Ai
La consegna
Scrivi un testo (puรฒ essere un racconto, una poesia, una canzone, un dialogo o una breve sceneggiatura) ispirandoti a un brano.
L'ispirazione puรฒ avvalersi sia del testo della canzone che della melodia e delle immagini che la musica vi porta alla mente.
Carola (@carola_boscolo)
SEMBRAVA WOODSTOCK
(Liberamente ispirato al brano Sembra Woodstock di Luigi Strangis)
Te lo ripetevo e non mi credevi. Viaggiavo da tutta la vita e visitavo paesi remoti. Tu ridevi e dicevi: โSei un ragazzino, quanto mai puรฒ essere lunga una vita in viaggio?โ
Sorridevo e non riuscivo a raccontarti la veritร . Il mio viso parlava di gioventรน ma i miei occhi, se li guardavi bene, raccontavano di un'infinitร di rotazioni terrestri.
โTi va di scoprirlo?โ chiesi un giorno, allungandoti la mano.
Eri seduta sulle scale di una cabina telefonica e i tuoi occhi erano cerchiati dello stesso blu del suo rivestimento.
โVuoi mostrarmi il tuo atto di nascita?โ mi sbeffeggiasti, ridendo con la testa gettata all'indietro.
Ma poi ti vidi in piedi e, cosa ancora piรน miracolosa, avevi ricambiato la stretta. Non riuscivo a parlare. Indicai alle tue spalle e ti condussi nel mio mondo.
I cerchi cerulei si allargarono e mostrarono la tua vera essenza. Da quell'istante capii che eravamo fatti per bruciare.
Bramavi la vita. Il presente. Il passato. Il futuro. E io potevo farteli visitare tutti.
โDue biglietti per non ritornareโ esclamasti, facendomi capire che da quel momento in poi, mi avresti seguito ovunque.
Volevi bere, assaporare gli istanti, i pianeti e tutte le ore di un giorno senza mai chiudere gli occhi.
Ti portai su un prato immenso, in una piccola cittร rurale nello Stato di New York. Era estate, faceva caldo e l'umiditร si appiccicava tra la pelle, i capelli e i vestiti. Pioveva, ma noi eravamo piรน caldi delle stelle superate per giungere fin lรฌ.
Il verde del campo non si vedeva. Al suo posto brulicava l'umanitร nel suo splendore, ricca di speranze, promesse e rivalse.
Qualcuno si amava, tanti cantavano e ognuno di loro muoveva il corpo al ritmo del rock.
Volevi sentire la musica e io ti avevo portato nella musica.
Janis Joplin intonรฒ To Love Somebody e una ragazza con i capelli rossi ti fece indossare una coroncina in pelle attorno alla fronte.
โร per la paceโ spiegรฒ allegra.
Girรฒ attorno a me e mi legรฒ nello stesso identico posto una bandana multicolore, non senza qualche difficoltร . โSei troppo alto, tu, spilungone!โ mi rimproverรฒ, benevola. Poi ci guardรฒ, appaiati, e completรฒ l'opera con collane di margherite intrecciate e ciondoli con il simbolo della pace.
โQuesto รจ per l'amoreโ disse, esaltata, mostrandoci ciรฒ che ci circondava. โCoraggio! Baciatevi! Potete anche fare lโamore. Qui nessuno vi giudica.โ
Ci limitammo a ballare, solo per soddisfarla, poi bevemmo limonata dallo stesso bicchiere. Per noi, era l'equivalente di un bacio.
Restammo davvero svegli ventiquattro ore: la musica s'insinuava nell'aria afosa con un'intensitร mai percepita prima. Il tuo spirito si contorse attraverso le note dei grandi interpreti che, quel giorno, quel 16 agosto 1969, grandi e famosi ancora non lo erano.
Il tuo vestito di fiori, la notte del giorno dopo, divenne solo un ricordo. Avevamo dato retta alla donna rossa soltanto poche ore dopo. Non riuscivamo a pensare, a parlare. Urlammo, cantammo e ci baciammo. In mezzo al fango. Sulla musica e i cori di libertร .
โNon torniamo piรน a casaโ hai detto, inchiodandomi sotto la pioggia. Il trucco era sciolto e il tuo corpo in movimento mi mostrava l'accesso a una via senza regole.
Jimi Hendrix contorceva le corde della sua Stratocaster e noi eravamo ammaliati da una promessa di vita che sapevamo non ci sarebbe mai stata. Tu saresti invecchiata, io no.
โScapperemo viaโ promisi, ebbro di rock e di te.
Saremmo andati a vivere in un motel di Proxima Centauri, avremmo trascorso una vita intera in quel weekend astrale, ricordandoci per sempre di quei tre giorni di concerto.
โMa per adesso rimaniโ supplicai, sottovoce. โRimani.โ
La nostra nuova amica ci scattรฒ una fotografia e poi ce la regalรฒ. โCerti eventi vanno immortalatiโ disse, emozionata.
Ancora oggi la porto dentro al taschino della giacca e ogni volta che devo prendere il cacciavite la sfioro. Ti cerco sempre in quello scatto, senza di te non c'รจ piรน gusto.
Lo sapevi, lo sai: con te ogni giorno sembrava Woodstock.
Greta (@gretaabrunoo)
Eravamo fiori,
appassiti,
ma lo eravamo.
Ora siamo soltanto
polvere.
La tua, continua
ad entrarmi negli occhi.
Cosรฌ non vedo piรน,
niente oltre che te.
I ricordi iniziano,
finiscono, per affievolirsi.
Non puoi piรน
entrarmi nel cuore,
brillare negli occhi,
sparire nel vento.
Vorrei ma non puoi.
Igor (@gribyslab)
ยฉ img2go.com
Ho cercato di farmi spazio in questo mondo.
A volte con gentilezza, a volte con gomitate. Ma come tutti d'altronde.
Qual รจ il prezzo del successo?
Che poi cos'รจ il successo?
La vita si potrebbe definire come uno sconfiggere tutto ciรฒ che sta in mezzo i coglioni.
Non importa se queste "cose" sono umani con dei pensieri o pesci senza sentimenti. Vedo colare invidia da tutte le pareti del mondo. Una voce in falsetto mi canta una canzone.
Come se mi stesse accompagnando nel viaggio notturno del ritorno.
Come fai a riflettere quando sei stanco?
Come fai a sognare se i tuoi sogni stati rapiti dalla realtร ?
Il mio tetto รจ un blocco di cemento sopra cui transitano pezzi di ferro con le ruote di gomma.
Per alcuni, questi pezzi di ferro li conducono a sconfiggere ciรฒ che a loro sta in mezzo ai coglioni.
Per altri sono un passaggio per un compito monotono e che li impegnerร per gran parte della loro esistenza. Come se fosse una punizione infernale.
Sorseggio una tazza di thรจ, mi รจ stata offerta dalla "Messa del Povero" perchรฉ siamo sotto Natale.
La vera festa degli zombie, a me piace chiamarla cosรฌ. Si celebra la perfida capacitร di questa societร di costruire la Solitudine.
Solista,
Mono.
Monologo interiore.
Una sola voce ti racconta questa storia.
Lo senti il primo MI?
E il DO?
Un crescendo di collera.
L'oscuritร cala e si dirama sotto il ponte.
Puoi essere forte quanto vuoi.
Il cemento sarร freddo uguale.
L'invidia ora ha i colori dell'arcobaleno, sta colando dalle pareti e dal tetto di cemento.
Mi chiedo spesso quali fandonie la gente si racconti per convincersi di essere dalla parte del giusto.
Una copia sgualcita del ะะฐะฟะธะดะฐัะธัะผ di ะะตะพัะณะธ ะะพัะฟะพะดะธะฝะพะฒ mi sconnette dalla realtร .
Mi illudo di aver ereditato un milione di euro.
C'รจ comunque qualcosa che mi rompe le palle.
Ora, vorrei lasciare qua un pezzo del mio cranio.
Giacomo (@giacomo.pirovano)
17 LUGLIO
HARVEST - OPETH
Stay with me awhile
Rise above the vile
Name my final rest
Poured into my chest
Into the orchard I walk Peering way past the gate Wilted scenes for us Who couldnโt wait Drained by the coldest caress, Stalking shadows ahead Halo of death, All I see is departure Mournerโs lament, But itโs me whoโs the martyr
Pledge yourself to me Never leave me be Sweat breaks on my brow Given time ends now
Spirit painted sin Embers neath my skin Veiled in pale embrace Reached and touched my face
RACCOLTO[1]
Resta un poโ con me, ascendi oltre lโorrido, dai un nome al mio ultimo riposo diffuso nel mio petto.
Cammino nel frutteto scrutando la via oltre il cancello: scene avvizzite per noi che non potremmo aspettare. Svuotato dalla piรน fredda carezza, ombre perseguitanti innanzi, aura di morte. Tutto ciรฒ che vedo รจ la dipartita, il lamento dei luttuosi, ma sono io il martire.
Prometti te stessa a me, non lasciarmi mai essere, il sudore si ferma sulle mie ciglia, il tempo a disposizione finisce adesso.
Spirito dipinto dal peccato, le braci sotto la mia pelle velata in un pallido abbraccio, ha raggiunto e toccato il mio viso.
Non era il 17 luglio, era il 29 messidoro, un mese aggressivo, libertario e senza dio. Il calore insostenibile di quei giorni faceva capire a tutti gli abitanti dellโemisfero boreale che di questo passo non sarebbe stato possibile sopravvivere ancora per molto.
Verrร unโestate in cui resteranno solo i raccolti, cresceranno rigogliosi nelle campagne deserte. Qualche sparuto sapiens striscerร ancora, corroso dagli stenti, in cerca di un rivolo dโacqua sporca. Piรน nessuno mieterร le spighe, appassiranno e marciranno. Poi, una coppia disperata, gli Adamo ed Eva โomegaโ, roventi come se avessero braci sotto la pelle, nellโapparente fresco della notte, avranno ancora quel poco fiato per dirsi ยซresta un poโ con meยป.
Osservavi le messi dโoro che erano tutta la fertilitร di natura, indifferente di fronte al cataclisma termico di quella notte. Le vedevi scorrere dal tuo veicolo aperto ai lati e in movimento, come neri manti che seguivano le curve della terra, lungo i fianchi della strada dai lievi tornanti che saliva piano e ti portava a nord, verso i rilievi ai piedi di quelle immense montagne di oscuritร , appena addobbate di grumi di luci sparse.
Nel cuore abbandonato della sua minuta cittร , la troppo bella, vanitosa e perversa ai piedi della valle, tu lโattendevi come una guardia, una sentinella. Forzavi il petto e la mancante posa statuaria allโimbocco di quella traversa della via del centro, un ibrido tra un budello e una galleria che, dai gradini ampi, sprofondava nelle viscere dei palazzi storici. Vi siete incontrati a metร di quellโandito pendente. Lei riemergeva felice e sudata dalle profonditร urbane, per sempre a te interdette, con quellโabito formale, cosรฌ distante dal suo essere. Ricorderai il primo pallido abbraccio di quella sera: ยซMi hanno presa.ยป
Lโamplesso era estenuante e ancestrale. Il sudore colava lungo gli avvallamenti delle vostri corpi, il calore vi obbligava a tenere aperte le portiere per ottenere un poco della frescura della boscaglia. In quella notte infernale lโintera fauna versificava nel selvaggio frutteto di Santo Stefano: cicale, primati, cinghiali.
Poi si accese una sigaretta. Il fumo contornava le sue spalle e la sua schiena, bianca come una lama lucente, che nel buio spezzava la continuitร oscura tra i suoi capelli e tutto il contorno dellโabitacolo. Sbuffรฒ fuori dalla bocca, infastidita. ยซCosa cโรจ?ยป le chiedevi. ยซCosa vuoi da me? Perchรฉ stai facendo tutto questo?ยป rispose. Tu cosa pensavi? Forse allโingenuitร del per tenerti stretta?.
Giร quei semplici accordi su dodici ottavi, antichi come la musica dei primi uomini[2], prendevano il posto dei versi delle bestie nel frutteto boscoso della collina di Santo Stefano. Quel malinconico valzer estivo era alle prime battute e lei si era giร rimessa il vestitino rosso floreale sul sedile anteriore. Uscivi e aprivi la sua portiera, le porgevi la mano. Non capiva, tu, stereotipicamente: ยซVuoi ballare?ยป
Sei minuti e un secondo, il tempo a disposizione per esprimere tutto. I primati, in silenzio, ondeggiavano piano sul prato selvatico di quel frutteto notturno, appena violato dalla brezza, dalle luci delle stelle e dal bagliore della torre, guardia e sentinella del lago e di storie remote e passate.
Il tempo a disposizione era finito e ยซgrazie,ยป dicevi. ยซSono undici anni che aspettavo di farlo.ยป
[1] Traduzione (parzialmente rivisitata) tratta dal sito Canzoni Metal: https://canzonimetal.altervista.org/harvest-traduzione-opeth/
[2] Harvest โ Opeth
Silvia (@rougewine)
Il vuoto che resta
La vita scivola via con la stessa rapiditร con cui una goccia accarezza il bicchiere.
Non esistono perchรฉ.
Eppure, usiamo tutte le nostre forze per trovarne uno.
Vogliamo convincerci che una ragione esista.
Seppure oscura, vogliamo credere che ci sia.
In qualsiasi forma appaia il dolore รจ una bestia che vive in noi.
Si nutre delle nostre lacrime.
Si porta via tutto, anche il tempo.
Lo stesso tempo che aspetti con ansia che venga a strapparti le ferite che hai cercato di farti cucire dal mondo che ti resta.
Quando le persone scivolano via dalle nostre vite lasciano un buco.
Nessuno รจ in grado di riempirlo.
Quel dolore si porta via un pezzo di noi che non tornerร mai piรน lรฌ dovโera e non possiamo riempire lo spazio ormai vuoto come se fosse un bicchiere.
In noi rimane solo l'alone.
Ma quando realizzi cosa ti rimane fra le mani, pensi che la vita sia troppo breve per bere vino in un bicchiere qualsiasi.
Ispirato dal brano dei Dream Theater โ Through Her Eyes
Elena (@elena_carta98)
Resort Raphaรซl
Rocce rosse, sedile macchiato
Sangue mestruale, sospiro stressato.
Mare fermo, stelle filanti
voci francesi, sedili vibranti.
Offerta di sale, soggiorno di mare
soggetta al bere per non sentir parlare.
Suono sordo, vita sospesa
Ereditร di un sogno, felicitร in attesa.
Buia scogliera
Seduta composta
Bimba di sera
adulatrice nascosta
Corde di vene riempite dโamore,
Allโascolto dellโode non giungeva dolore.
Muti intenti
Ancestrale miraggio
Minuti indolenti
Memorieย diย viaggio.
Mauro (@Mauro Rondoni)
Marooned (Mauro)
28 Aprile 2021. ร mercoledรฌ, ed รจ il giorno della settimana in cui normalmente vieni al lavoro. Forse oggi finalmente ci vedremo, non ho memoria di quando fu lโultima volta, ricordo solo che sono trascorse alcune stagioni perchรฉ allora la calura pomeridiana era soffocante.
Esco di casa quando comincia a far chiaro, ma dentro di me รจ sempre notte e lโunico pensiero che mi fa immaginare un pallido raggio, รจ il fatto che oggi forse ti vedrรฒ. Entro in macchina e mi avvio verso la solita strada che percorro ogni giorno ma giunto allโingresso della tangenziale, mi ritrovo bloccato in coda nel traffico congestionato. Impreco, ma non so se รจ per la colonna di auto paralizzate o per la mia immagine riflessa dallo specchietto retrovisore. Occhi lucidi, occhi gonfi, occhi spenti e sguardo perso chissร dove. Fatico a trovare le parole per descrivere come mi vedo, fatico a trovarle perchรฉ temo di non averle piรน e temoโฆ di non aver piรน la forza o la voglia di cercarle negli angoli nascosti della mia testa malata. Devastazione, dentro e fuori di me. Sento solo il cuore che pulsa nervoso e anzichรฉ sangue, pompa grani di sabbia che raspano le vene, ma oggi dovrei vederti e questo dolore attanagliante dovrebbe allentare un po' la presa.
Il flusso di auto paralizzate riprende lentamente il cammino. Cerco di mandare giรน il groppo fermo in gola che sta crescendo e mi toglie linfa, pensando ancora una volta che forse oggi ti rivedrรฒ. Sรฌ, perchรฉ il disagio ha preso il sopravvento. Piango facilmente e nella mia testa emergono pensieri torbidi. Mi capita a volte, di osservare in silenzio la bocca aperta del canale Cimena, il canale della morte, le cui acque si infilano nella pancia della collina. La corrente silenziosa di quel flusso mortale mi attira a sรฉ, ma qualcosa mi trattiene, forse sono le tue parole perchรฉ quando ci sentiamo al telefono, queste hanno lโeffetto di un farmaco lenitivo che mi aiuta a resistere al richiamo sinistro. Ma ho paura, mi sento debole ogni giorno che passa. Sto perdendo le energie e mi serve un punto dove poter iniziare, tuttavia non lo trovo.
Palazzina Centrale, piano zero ufficio A69. Lโopenspace con 18 scrivanie oggi sono tutte libere, la pandemia obbliga a contingentare strettamente le presenze. In ogni caso non cโรจ nessuno, i due colleghi che avrebbero dovuto essere presenti non sono venuti, dunque sono solo. Meglio, cosรฌ mi posso concentrare sullโaggiornamento del documento che piรน tardi dovrรฒ presentare al Global Meeting. Sono nervoso ed avverto un ansia maldestra, non รจ per la presentazione, รจ quel groppo ancorato in gola a procurarmi il malessere. Quel bastardo se ne sta lรฌ a pulsare, a volte batte piรน forte come se dovesse esplodere, ma non succede nulla. Vorrei che oggi fossi tu a venirmi a cercare, ma nel mio ufficio non entra nessuno.
Ore 10:00, lascio la mia postazione e percorro lโinterminabile corridoio per venire a cercarti, non incontro nessuno, tutti gli uffici sono chiusi, le luci spente. Cammino ascoltando il rumore dei miei passi, lโeco si mescola alla sensazione di desolazione e abbandono che avverto dentro e fuori di me.
Salgo le scale del primo piano, arrivo in prossimitร del tuo openspace, vedo la tua borsa poggiata sulla tua scrivania e tu sei al caffรจ. Mi blocco davanti alla porta vetrata ma non so perchรฉ. Cosรฌ non entro e torno indietro, oggi ci sei ma vorrei fossi tu a venirmi a cercare.
Rientro in ufficio, termino il documento e alle 12:00 presento, nessuno fa domande.
Ore 13:45, passo nuovamente davanti alla tua postazione, non ti vedo, forse sei a pranzo, oggi ho bisogno che fossi tu a venirmi a cercare, ho bisogno della tua medicina, ho bisogno di una sana iniezione di parole pronunciate dalla tua voce, voglio sentirle scorrere nelle mie vene.
Scendo le scale, esco dalla palazzina e imbocco il parcheggio interno. Finalmente ti vedo, sei con Valentina. So che non posso abbracciarti, il Covid, le restrizioniโฆ ma ti vengo incontro con quello stesso slancio. Tu mi vedi e allunghi il gomito verso di me come si usa oggi, io perรฒ vorrei abbracciarti. Ti cerco negli occhi, vorrei raccontarti, vorrei parlarti finalmente guardandoti negli occhi e non solo ascoltando la tua voce attraverso il telefono.
Sei distratta, assente, non riesco a farmi vedere, sono io, sono qui. Mi chiedi come sto, tuttavia questa volta la percepisco come una domanda di rito. Mi dite che siete appena riuscite a sganciarvi da due colleghi per un caffรจ in tranquillitร . Sono io, sono qui davanti a te, non ci vediamo da tempo, ho voglia di raccontarti, ho voglia di parlarti, ho voglia di sentirti, ne ho bisogno, oggi piรน che mai. Il groppo in gola non mi dร tregua, si fa sentire, palpita come se volesse uscire. Continuo a cercarti negli occhi ma non ti trovo. Mi ripeti che state andando a prendere un caffรจ in tranquillitร e che ci rivedremo. Capisco di essere come quei due colleghi inopportuni. Mi risveglio da quello stato di smarrimento e rientro in ufficio no, sbaglio porta, entro in un altro ufficio. Sono sconnesso, forse non eri tu prima. Ritorno alla mia postazione, pasticcio con i telefoni, non ricordo la password per riavviare il pc, sono confuso.
La tua immagine assente davanti ai miei occhi si scolla da tutte le pareti intorno a me. Ho bisogno di uscire, camminare. Sono sconnesso, mi infilo le scarpe antinfortunistiche senza pensarci. Avverto disagio, avverto dentro al torace una padella piena dโolio friggere.
Entro nei reparti produttivi di Mirafiori, รจ tutto spento, cโรจ silenzio. Le linee della 500 elettrica e di Maserati smettono di lavorare alle 14:00. Ma cammino diretto in prossimitร della sala metrologica, lโolio continua a friggermi dentro, so perchรฉ sto andando lรฌ.
Il 18 novembre dellโanno scorso ti chiamai da quellโarea per la prima volta cercando un pretesto per parlare di me e non solo e sempre di lavoro. Non mi era mai successo di far conoscere il mio intimo mondo al lavoro. Parlammo a lungo, mi raccontasti di te ed io ti raccontai del mio inferno. Dopo la lunga telefonata, uscii da quel locale sorpreso di aver parlato serenamente, sorpreso dโesser stato ascoltato, sorpreso dโaver riscosso interesse, sorpreso dโesser stato bene. Mi sentivo come se nel mio corpo circolasse un anestetico buono perchรฉ il dolore era svanito, mi sono sentito per un momento sfuggito dalla mia realtร nemica.
Arrivo davanti allo stanzone, la porta รจ socchiusa e dentro รจ tutto spento, non cโรจ nessuno, vorrei che fossi stata tu a venirmi a cercare. Entro, vedo gli scaffali su cui mi ero appoggiato il 18 novembre con il telefono in mano. Mi vedo mentre parlo con te, mi vedo mentre piango. Vorrei prendermi a calci, vorrei dirmi di voltarmi e guardarmi mentre mi sto guardando, ma รจ inutile. Esco dalla porta e ripercorro i reparti per rientrare in ufficio, la testa mi sta grillando, lโolio continua a sfrigolare, perchรฉ non sei venuta a cercarmi questa mattina?
Ore 19:00, esco dallโufficio e mi dirigo verso il parcheggio aziendale, entro in macchina e parto. Non accendo la radio, perchรฉ se mai dovesse passare una canzone malinconica, dovrei azionare i tergicristalli per spazzare via le lacrime. Lungo il percorso del ritorno mi fermo per comprare qualcosa al supermercato. Compro quello che devo acquistare, tanto so giร che qualcosa non andrร bene. Recupero la moneta dal carrello, salgo in macchina e mi avvio verso quel luogo ostile chiamato casa. Perchรฉ non sei venuta a cercarmi oggi?
Voglio arrivare al piรน presto e barricarmi nel mio solito mondo. Apro la porta dโingresso con gli occhi lucidi, nessuno mi saluta quando arrivo, nessuno si accorge del rossore, nessuno si accorge della mia presenza. Avverto la sensazione di essere abbandonato, avverto il rumore dellโacqua infilarsi nervosa nella bocca del canale, avverto quel richiamo sinistro. Arrivano gli insulti per le carote che non erano in lista. Devo andare in doccia, al piรน presto. Lascio scorrere lโacqua bollente appoggiandomi al muro, lโacqua si mescola alle lacrime ed il vapore mi avvolge in un abbraccio di abbandono.
Come al solito, da mesi ceno in una stanza per conto mio, mastico guardando il piatto e piango mentre in cucina parlano e ridono davanti al televisore acceso. Perchรฉ non sei venuta a cercarmi questa mattina?
Ore 21:30, sono giร a letto anche se so giร che la notte sarร insonne.
Spengo la luce dellโabatjour e come chiudo gli occhi mi ritrovo allโinterno del mio mondo, un tunnel senza ingresso e senza uscita. ร sempre lรฌ che mi rifugio, intrappolato in un anello buio le cui pareti sono distanti lโuna dallโaltra. Apro le braccia e stendo i tendini al massimo, ma le mie dita non trovano alcun muro, toccano solo il buio del tunnel. Sono stanco e vorrei appoggiarmi ad una parete, ma se mi muovo non so se sto andando avanti, indietro, a destra, a sinistra o sto continuando a precipitare nellโoblio, ho perso lโorientamento.
Solo la scorsa settimana ti dissi che rappresentavi il muro su cui avevo poggiato la fronte e lasciato scorrere le lacrime senza vergogna, non trovo piรน quella parete, mi sono perso dentro lโanello.
Ti dissi di averti immaginata finestra attraverso la quale vedevo un nuovo mondo formicolare, qualcuno ha messo le tende oscuranti e abbassato le tapparelle.
Solo la scorsa settimana ti dissi che rappresentavi per me parte di un bagliore che stava animando quel buio pesto che mi sento dentro, non lo trovo piรน quel bagliore, mi sono perso dentro lโanello.
Vi pregoโฆ qualcuno accenda la luce.
Zamu (@mister.zamu)
Viva La Vita Link
La vita รจ come una delle trame piรบ difficili da comprendere di George R. R. Martin: ci sorprende, stupisce e ci fa soffrire. La immagino sempre come un turbinio di possibilitร che il destino ci mette davanti. Il nostro scopo รจ sapersi districare tra questi molteplici flussi e cercare di scegliere quello piรน adatto a noi. Non ho mai trovato una canzone che possa descrivere la melodia della vita cosรฌ bene come โViva la vidaโ dei Coldplay. Un tumulto costante di emozioni, armonia e speranza. Un mix perfetto di destino e storia. Il suono positivo e di gioia che ogni uomo utilizza per compiere al meglio ciรฒ che รฉ destinato a realizzare. Il nostro obbligo morale di utilizzare ogni difficoltรก come una possibilitรก. Unโesistenza di gioie, pianti, risate, dolore e commozione.
Lโutopia dell'umanitร positiva. Come una cascata di suoni positivi e ricchi di gioia, nel tuo luogo di alta montagna preferito, con la tua pace interiore, il vento che ti scalfisce il viso, un uccellino che canta, la lontana valanga che non turba la tua serenitร mentale.
Quasi come un Singing in the rain, Ballare nella pioggia per raccogliere un arcobaleno di bellezzeโฆ. Per aspera ad astra!
VIVA LA VIDA!
Efed (@the_efed)
Unโaltra PRIMAVERA sfacciata
di piogge e passioni
di nuovi obiettivi arroganti e impulsivi
Stimola i sensori del corpo che cambia
tra merletti e sentieri
Ho il terror di vederli i suoi brillanti colori
ma sono ormai pronto, Dimentico il ieriโฆ.
Quel lunedรฌ di maggio, Rinaldo si era svegliato con questi versi in testa, nel suo appartamento in Jones Street, Greenwich Village, in quell'angolo di mondo che aveva fatto da copertina allโalbum The Freewheelin' di Bob Dylan. Come ogni mattina aveva preso la sua chitarra e si era recato al Washington Square Park. Davanti a quel marmoreo arco di trionfo aveva trovato il suo misero posto nel mondo, tra le bancarelle di prodotti biologici di Karen e Sheila, due venditrici vegane del New Jersey con strane idee new age per la testa, un po' fuse ma simpatiche nonostante tutto. Aveva preso il suo piccolo sgabello di legno e come ogni altra mattina, vestito di stracci, ricordava il suo passato nella provincia italiana, a se stesso e agli altri.
Ricordava le vacanze di Pasqua in collina dal nonno Alfio, avvocato in pensione con il pallino del jazz, che insegnava a Rinaldo a suonare il piano mentre i suoi cugini giocavano a calcio in cortile. Quel vecchio in un certo senso proiettava su quel nipote un po' strano, quel che non era potuto essere lui fino in fondo. Rinaldo crescendo aveva preferito concentrarsi sulla chitarra. Ma di fatto lโaveva sempre considerata un mero mezzo di accompagnamento alle sue vere ambizioni.
A quasi 50 anni si ritrovava nel cuore pulsante del mondo capitalista, a strimpellare allegramente canzoni impegnate di Lolli, Guccini ed altri cantautori dimenticati, prendendosi lโassoluta libertร di improvvisare e variare i testi ogni volta, tra i visi attoniti e ammirati dei vari immigrati che passavano di lรฌ per caso.
Ad un tratto, come un fiore sbocciato allโimprovviso, unโanziana signora si fermรฒ ad ascoltarlo con grande interesse. Era affaticata e sovrappeso ma dopo qualche sguardo, lui, fissandola negli occhi la riconobbe al volo e per lโemozione la voce gli si spezzรฒ in gola. Concluse la canzone che stava reinterpretando: โfor GRACE! ...cosรฌ il tempo passava sul suo collo di pelliccia e sulla sua persona e quando Rinaldo senza capire disse sรฌ, New York con un sottilissimo sussurro disse: รจ tutto quel che ho di te, รจ tutto quel che hai di meโฆโ
โโฆ Ballata, ballata per quattro stagioni
Ormai morte da tempoโ
Indesiderata ESTATE
di pensieri nocivi, soffocanti e ossessivi
Nella luce accecante e cocente
mi sciolgo in un vaso di polveri oscene
Tra insetti infernali e freschezze divine
Cresco nell' ombra come un fruttoโฆ
A volte quando il sole brillava in cielo e colorava il grigio di quell'isola, Rinaldo sentiva il bisogno di raggiungere Brighton beach. Saliva sulla linea Q della Subway prima dellโalba, quasi sperando di incontrare a bordo quei guerrieri leggendari che aveva visto al cinema nel โ79 e di accompagnarli sanguinosamente a fare un bagno, sulle note degli Eagles. Poi a quelle ore lโatmosfera era vivibile, Coney Island sembrava ancora un cimitero meccanico abbandonato a se stesso.
Passeggiava sulla passerella in legno semideserta canticchiando Maroon di Taylor Swift, costretto a coprirsi gli occhi con le mani, per evitare di far entrare i granelli di sabbia spostati dal forte vento mattutino.
Ricordava quellโestate a Senigallia, dopo il diploma, passata a โsperimentareโ dormendo in spiaggia o a casa della nonna, dove aveva macchiato le sue prime tele osservando il mare, le famiglie e i campi da beach volley.
Ricordava quel suo quadro, in toni di grigio, con quel cerchio inquietante blu al posto del mare per rappresentare quella massa dโacqua come un terrificante scarico di pensieri. Quellโopera era piaciuta davvero molto ad Alan, un giovane e affascinante turista italoamericano che passeggiava sul lungomare.
Cosรฌ era iniziata la loro turbolenta relazione umana ed artistica. Per tutto agosto si frequentarono in modo assiduo, scambiandosi lezioni linguistiche e collaborando in modo attivo nella creazione di nuove opere. Alan aveva idee chiare, Rinaldo aveva la mano giusta per renderle piรน oscure e sfocate. Era scappato di casa a diciott'anni con quella sua testa un po matta, tutto sommato era talmente egocentrico da non pretendere di diventare nessuno nel mondo.
โโฆ Ballata, ballata per quattro stagioni
Ormai morte da tempoโ
Questo ruvido AUTUNNO
non rimpiange lโestate,
i suoi sfondi arancioni grevi come spuntoni
che fan ricomparire i sassi nel secco
quasi improvvisamente
Contemplo fili dโerba piรน belli da morti
che appena cresciutiโฆ
โQuesta domenica in ottobre non sarebbe pesata cosรฌโฆโ amava passeggiare in quella strana metropoli, tanto affollata quanto vuota. In fondo perรฒ, questa cittร che tanto aveva sognato era diventata come una trappola, sia lei che lโAmerica.
Il variegato foliage di Central Park lo riportava indietro di trent'anni, quando quindicenne scorrazzava con gli amici per boschi e sentieri senza curarsi del futuro.
Erano sette maschi, nati tutti ad Avezzano, ed avvezzi a non faticare, a fantasticare, a voler fare gli artisti. Al mattino frequentavano il liceo artistico in via XX settembre. Poi la sera si andava tutti a casa di Giacomo, figlio di un senatore del Pci, ad ascoltare vinili di nicchia e vintage, arrivati direttamente da Roma, a parlare di cinema, politica e arte. Rinaldo era sicuro che sarebbe rimasto lรฌ per sempre e magari avrebbe dipinto paesaggi per i turisti, oppure messo su un complesso musicale per tirare avanti con dignitร e non piegarsi alle mediocritร della massa. Poi da un autunno allโaltro i suoi solidi e verdeggianti legami con quel mondo si seccarono come la rigogliosa chioma di un tiglio, la sua anima di clorofilla si scollรฒ e trascinato da un vento tutto nuovo sโappoggiรฒ su un altro continente.
Ed uno squattrinato macchiaiolo borghese di provincia aprรฌ cosรฌ da un giorno allโaltro una galleria dโarte nel cuore di Manhattan. Lui ed Alan si trasferirono a Chelsea sulla 24esima, un quartiere ideale per le coppie di artisti. Ed Alan, che era figlio di un cugino di terzo grado della moglie del compianto Henry Kissinger, aveva conoscenze a sufficienza per finanziare la loro relazione e la loro attivitร artistica. Quando la storia con Alan andรฒ a rotoli, Rinaldo aveva comunque accumulato una discreta fortuna e decise di trasferirsi al village e diventare un musicista di strada. Non era mai stato nelle sue corde fare un lavoro convenzionale, tanto meno dopo questa impensabile svolta internazionale della sua vita, lui, artista era nato e anche a costo di morire di fame e freddo, quello avrebbe continuato a fare.
โโฆ Ballata, ballata per quattro stagioni
Ormai morte da tempoโ
Nel freddo INVERNO di suore e barboni
reinvento un avvento tristemente ignorato
nelle mie scelte innevate, tra calici infranti e vecchie ronfate
ritrovo il calore di un mondo in frantumi
Additando le origini che qui mi hanno portato.
La pista di pattinaggio davanti al Rockefeller Center, a questo si era ridotto il suo natale, ad un freddo e gioioso carnevale di consumismo. Contemplava passivamente quellโiconico ed imponente regno del ghiaccio con in mano uno sporco shish kebab che aveva comprato poco prima, allโangolo tra la Madison Avenue e la 47esima strada. Tutto ciรฒ lo faceva tornare indietro di quarant'anni, allโultima vigilia di natale che aveva passato in famiglia. A quei cenoni chiassosi e pieni di portate e tradizioni. A natale non tutti diventavano piรน buoni, ma molti tornavano bambini per 48 ore. Quellโanno suo zio Dario โil fenomenoโ aveva preso da parte Rinaldo e gli altri suoi nipotini e gli aveva consegnato in segretezza un giornaletto sconcio, c'erano varie star italiane e internazionali. Finรญ che per evitare litigi fra cugini ognuno strappรฒ una pagina del giornaletto e la nascose dove meglio credeva. A Rinaldo capitรณ la foto di Grace Slick la musa di Woodstockโฆ
Aveva conosciuto Grace a metร degli anni 90 quando giร era l'ombra di se stessa. Lei aveva acquistato una serie di quadri nella sua galleria di Chelsea, e poi si erano bevuti una Retsina in un posto di sua conoscenza ad Astoria. Alan non era andato. Negli anni a seguire aveva saputo poco di lei, se non di alcuni gravi problemi di salute che lโavevano colpita. Fu davvero inaspettato per lui rivederla di nuovo, cosรฌ all'improvviso la scorsa primaveraโฆ
Fantasticando, aveva passeggiato come un sonnambulo fino ad Hell's kitchen, le luci delle auto immerse nella nebbia ormai si stavano trasformando in bagliori sfocati. Il suo inverno americano da attempato artista decaduto, lo portava come ogni fine settimana in un vecchio e polveroso pub irlandese ad ascoltare le melodie ubriache dei Pogues. Beveva sempre un boccale di birra doppio malto con un bicchierino di pregiato irish whiskey Connemara buttato sul fondo. Un piccolo lusso che solo in America poteva concedersi senza essere giustiziato dall'aristocrazia del gusto europea.
In cuor suo Rinaldo pensava che per sbagliati che fossero, questi pseudo-popoli dellโovest, avevano mantenuto un certo livello di ignorante umanitร che ormai scarseggiava nel vecchio continente.
โโฆ Ballata, ballata per quattro stagioni
Ormai morte da tempo
Ballata, ballata per quattro stagioni
Ormai morte da tempoโ
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20 novembre 2023 - 5 dicembre 2023
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